C’è la guerra in Libia ma non la combattiamo noi. Le milizie di Misurata, che uccisero Gheddafi, si sarebbero ripresa Sirte, città dell’ex Raiss finita in mano agli uomini del Califfo. Volano i Mig, che furono di Gheddafi, e bombardano Derna assieme agli F16 di Al Sisi, ma uno di questo Mig, partito da Tripoli, è stato fermato dall’Egitto, per timore che bombardasse la città alleata di Tobruk. Obama ha fatto intendere che non chiederà all’Onu il via libera per un intervento militare se a combattere non sarà una vasta alleanza di tribù libiche, appoggiata da stati arabi e sunniti. Naturalmente, bisognerebbe fidarsi delle milizie e delle tribù!
Gentiloni denuncia il disastro commesso con il primo intervento militare, quello che ha lasciato la Libia in mano a tribù e bande in guerra. Tribù, bande e governi più o meno provvisori e più o meno legali, che ora chiedono armi, e soldi (fine dell’embargo) e non soldati occidentali non musulmani, di cui non saprebbero cosa farsene e la cui presenza potrebbe fare il gioco dei fanatici che chiamano allo jihad contro la crociata. Repubblica e Stampa, “Soluzione politica”, Corriere, “Vertice Onu, esclusa un’azione”.
Sul fronte greco, contrordine: ora si tratta. Ma i nostri giornali ieri si erano sbilanciati sulla linea dura, così oggi ammiccano a un passo indietro del governo greco. Repubblica: “Atene tratta”. Corriere: “L’ultima mossa di Tsipras. Chiede sei mesi in più per il salvataggio”. Però, sia Caizzi sul Corriere che Livini per Repubblica, raccontano un’altra storia, la stessa di cui scrivevo ieri: la mediazione è (forse) possibile sulla proposta Moscovici (6 mesi di tempo, senza ricatti della Troika ma con l’impegno di Atene a limitare la spesa), proposta che era stata tolta dal tavolo per dar luogo all’ultimo ricatto (ultimo bluff?) di Schäuble.
Due cose a me sembrano chiare. La prima: I mastini della Troika sostengono – ne scrive Washington Post – che il problema vero è il debito italiano, 7 volte più pesante di quello greco. Umiliare Atene per avvertire Roma. La seconda: si vuole che i debiti li paghino i popoli, dipendenti pubblici, operai e precari, giovani senza lavoro. Non mai le banche e la finanza, il cui equilibrio è considerato fondamentale per il sistema. Anzi è il sistema. Scrive Morya Longo sul Sole24Ore :“Si gridava «Bailout people, not banks!» «Salvate la gente, non le banche!» (ma intanto) dietro le quinte avveniva qualcosa di ben più clamoroso: i contribuenti europei salvavano le banche di Francia e Germania molto più che il popolo greco”. Così è, se vi pare!
Poi c’è la cronaca giudiziaria. Il Fatto “B. e Ruby, corruzione infinita”. Papi continuava a pagare le olgettine, e i magistrati ipotizzano che lo facesse per comprare il loro silenzio. Non c’è dubbio che il nostro anziano erotomane non abbia avuto il coraggio di Strauss Kahn, il quale ha raccontato in tribunale il suo modo “rude” di usare le donne e le pratiche hard di taluni festini. Carriera politica in fumo, ma l’accusa ha rinunciato a perseguirlo e sarà assolto. Pagava in nero anche Giuliano Soria – Libero: “Così pagavo in nero politici e vip di sinistra”. L’ex padre padrone del premio letterario Grinzane Cavour, condannato in primo grado a 14 anni e 6 mesi, e sostiene di aver soistenuto e generosamente ospitato Mercedes Bresso e un amico di Chiamparino, Corrado Augias e Alain Elkann. Può provarlo? Se no, resterà solo la riprovazione morale per chi gli dava corda.
Di Mattarella, che riceve SEL e FI, di Grillo che accetta il suo invito, del Salvini maleducato che dice “che vado a farci?” e della risposta “irritata” del Quirinale, per oggi osservo solo che stiamo imparando a conoscere il Presidente. Ora c’è l’arbitro, servirebbero i giocatori.
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