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Riforma Rai: il decreto d’urgenza, il conflitto d’interessi e le trappole politiche

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Matteo Renzi ha annunciato che la Rai non può essere governata dalla legge Gasparri, e come dargli torto? La presidente Boldrini ha invitato Renzi a non procedere per decreto e a rispettare il ruolo del Parlamento, come darle torto? 5 Stelle e Sel chiedono che finisca la stagione del controllo diretto sulla Rai da parte di partiti e governi, e, anche in questo caso, chi potrá dare loro torto? I forzisti di ogni fede e rito hanno invece inveito contro Renzi e denunciato il blitz prossimo venturo; nel frattempo l’ex cavaliere, tanto per gradire, sta invece cercando di annettersi la casa editrice Rcs e di dare scacco alla Rai, mangiandosi le torri, i ponti e le frequenze…

Decreto sì o decreto no, questo, grazie all’abilita di Renzi, è diventato il terreno del confronto e dello scontro e cosî la discussione sul metodo, pur legittima e giusta, ha finito per cancellare quella sul merito. Cosa dovrebbe contenere questo decreto? Ci saranno anche le normative sul conflitto di interessi e la definizione di nuove norme Antitrust oppure tutto si limiterá alla Rai? Renzi vuole superare tutta la legge Gasparri o solo la parte relativa alla fonte di nomina del servizio pubblico? Il cosiddetto Sic, sistema integrato delle comunicazioni, che definisce il perimetro delle risorse, sarà finalmente cambiato?

Per quanto riguarda la Rai, decreto o non decreto, in che modo sarà reciso il cordone ombelicale con la politica? Chi nominerá il futuro Consiglio di amministrazione? Chi indicherà l’amministratore delegato? E quale sarà il mandato loro affidato, quello di potenziare la qualità e la pluralità dell’offerta, oppure quello di trasformarsi definitivamente in una agenzia governativa?

La risposta a queste domande dovrebbe precedere la discussione sul metodo e sulla eventuale decretazione che, quasi sicuramente, non ci sarà. La sfida di Renzi va raccolta evitando di cadere nelle sue abili trappole mediatiche e politiche.

L’urgenza della riforma, a partire dal conflitto di interessi, è innegabile.
Chi non vuole conservare l’esistente depositi le sue proposte, inviti Renzi a spiegare dove e come vuole abrogare la Gasparri (obiettivo sacrosanto), e ricerchi la più ampia convergenza parlamentare per centrare il risultato, nel più breve tempo possibile. Per verificare se il patto del Nazareno sia davvero saltato, nulla di meglio di un vasto schieramento che abbia davvero nel cuore l’articolo 21 della Costituzione.

* “Il Fatto Quotidiano”


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