Credo che non ci si potesse aspettare di più né di meglio dal discorso del Presidente della repubblica. Innanzitutto Mattarella ha disegnato il contesto. “La lunga crisi ha inferto ferite al tessuto sociale del paese, ingiustizie, povertà, emarginazione, solitudine, lavoro che manca ai giovani, esclusione” Dunque la Repubblica -tutta la Repubblica (governo, parlamento, istituzioni, cittadini) dovrà raccogliere la sfida, non solo dovrà portarci fuori dalla crisi ma garantire i diritti sostanziali e ogni libertà ai cittadini. “Diritto allo studio, diritto al lavoro, diritti del malato, diritti civili -anche nella sfera affettiva-, diritto della donna a non aver paura.
La lotta alla mafia e alla corruzione sono priorità assolute. “I corrotti -ha detto, citando il Papa- sono uomini di buone maniere e cattive abitudini, che divorano risorse, favoriscono consorterie e sfavoriscono gli onesti e i capaci. Dobbiamo incoraggiare magistratura e forze dell’ordine”. E pagare le tasse per “concorrere con lealtà -ha detto- alle spese della comunità nazionale”.
Perché il Parlamento si è spellato le mani ad applaudire? Perché Sergio Mattarella s’è presentato come il Presidente del Parlamento, anche di questo Parlamento, che “presenta elementi di novità e di innovazione”, come le tante donne e i tanti giovani, ai quali Mattarella ha chiesto di portare nelle istituzioni “le speranze e le attese dei loro coetanei”. Un invito ai 5 Stelle? Certo per la prima volta in due anni i 5S non sono stati trattati come i paria dell’antipolitica. Napolitano non abita più qui. “In queste aule -ha detto Mattarella- si è responsabili dell’intero popolo italiano e,tutti insieme, al servizio del Paese”. Un invito esplicito a difendere l’autonomia del mandato dagli assalti dei capi bastone.
Riforme istituzionali,economiche e sociali Il primo obiettivo, per Mattarella, è “ricollegare le istituzioni a tanti concittadini che le sentono lontane”. Riforma della seconda parte della Costituzione, certo, ma superando “la logica della deroga alle forme ordinarie del sistema legislativo, bilanciando le esigenze di governo e una corretta dialettica parlamentare”. Riforma elettorale, a questo il Parlamento sta lavorano e,dunque, il presidente non entra nel merito. “All’arbitro compete la puntuale applicazione delle regole, l’arbitro deve essere e sarà imparziale. I giocatori lo aiutino”.
Un Presidente che ricorda la Resistenza, ricorda Falcone e Borsellino, e poi Stefano Taché, italiano ucciso a 2 anni in Sinagoga, dal terrorismo che invoca a sproposito la religione. Un terrorismo fondamentalista che non si risolve in un conflitto di civiltà ma rappresenta “un attacco alla nostra libertà, alla tolleranza, alla democrazia, alla convivenza”. Sembrava di cogliere lo spirito della grande manifestazione di Parigi. Un Presidente che dice: “Il volto della repubblica è quello che si presenta nella vita di tutti i giorni, nell’ospedale, nella scuola, nel municipio, nel museo. Perché un popolo deve sentirsi comunità”
Un Presidente che viene dalla prima repubblica? Sì, perché i modi da sciogliere, le piaghe da sanare vengono da lontano. Vengono dal tentativo, cominciato a metà degli anni 80, di guardare alle forme della politica e alla comunicazione del leader, piuttosto che al vissuto del paese. Vengono un dover essere statalista e antidemocratico che negli ultimi 5 anni ha sempre più allontanato giovani, lavoratori, intellettuali di valore, imprenditori coraggiosi dalla politica divenuta solo gioco, se non prevaricazione, e spettacolo televisivo. Niente sarà come prima!
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