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Mense in carcere, le coop siciliane non si arrendono. “Siamo imprenditori veri”

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Belle imprese. I loro progetti erano stati finanziati grazie alla Cassa delle ammende e ora, con o senza il finanziamento, le due cooperative sociali, formate anche da detenuti, che hanno curato il servizio andranno avanti con le proprie gambe. Ma è forte il rischio di perdere lavoratori e, per i detenuti, di veder diminuire le ore di occupazione in cucina

Siracusa – Con o senza il finanziamento della Cassa delle ammende le cooperative sociali siciliane  che hanno curato il servizio mensa delle carceri non chiuderanno e andranno avanti grazie alla loro capacità di fare impresa. Ma per le coop è forte il rischio di perdere lavoratori, e per i detenuti di vedersi diminuire le ambite ore di occupazione in cucina. Come da contratto nazionale, lavorare nella mensa per chi è in carcere rende infatti uno stipendio medio di circa 500 euro al mese per 14 ore settimanali, esclusi straordinari e festivi, senza contare i  reali benefici di  recupero sociale.

“Negli anni  ci siamo radicati e  siamo diventati imprenditori veri, rischi e soddisfazioni incluse”, dicono Giovanni Romano e Aurelio Guccione, rispettivamente presidenti della Coop “L’Arcolaio” di Siracusa e del consorzio “La Città solidale”, a sua volta papà della coop sociale  “Sprigioniamo sapori” di  Ragusa. Il cambio di passo della Cassa il 16 gennaio ha rimesso in campo il Dap nella gestione delle mense, così come prima del 2004. Un passaggio che di certo non si rivelerà indolore per nessuno.

I due presidenti però non sono affatto scoraggiati. Le uniche due realtà siciliane che rientrano nella lista di dieci coop formate anche da detenuti, che hanno gestito le mense in altrettanti carceri italiane e che ora si trovano orfane dell’importante commessa, continuano il lavoro quotidiano con le proprie gambe. I loro progetti erano stati finanziati negli anni scorsi dalla Cassa delle ammende, il fondo alimentato dalle multe comminate dai tribunali e  che a seguito di quanto stabilito lo scorso 21 dicembre, non sosterrà più i servizi di mensa in gestione a cooperative di detenuti come invece accadeva sin dal 2004.

Facendosi forte di un’esperienza cresciuta giorno dopo giorno, a fianco dei detenuti, L’Arcolaio conta come principale attività una produzione dolciaria di agricoltura biologica di raffinata nicchia, e con il marchio “Dolci evasioni” nato nel 2005 produce soprattutto paste di mandorla con la celebre “pizzuta” di Avola, mentre  “Sprigioniamo sapori” è divenuto un marchio nel 2013 in grado di sviluppare buone pratiche di economia carceraria, con la produzione di torroni artigianali al miele degli iblei e pistacchi.

Un tripudio per il gusto, ma soprattutto un fatturato di oltre 500 mila euro  per i siracusani di “Dolci evasioni” , mentre per i ragusani il 2014 ha fatto registrare un fatturato circa 80 mila euro per l’ attività catering, ed altre 80 mila per l’attività collaterale. Ma il cambio di marcia sacrificherà posti di lavoro? “La nostra realtà contava  16 lavoratori detenuti e arriviamo in tutto a 29 operatori  che negli anni hanno contribuito alla crescita della cooperativa e del marchio. Una crescita lenta ma costante, come tutte le produzioni di nicchia -dice Giovanni Romano- Se perderemo lavoratori detenuti a causa di questo cambiamento? Quelli che abbiamo dovuto licenziare sono già stati assunti dall’amministrazione penitenziaria. Abbiamo purtroppo dovuto licenziare tre operatori civili”.

Per il presidente della coop siracusana l’esperienza della gestione mense  “è stata di grande valore umano, sociale e operativo. Siamo cresciuti insieme ai detenuti e abbiamo migliorato costantemente la nostra produzione”. Il servizio di mensa di Ragusa fino ad oggi ha dato lavoro a sei detenuti, due professionisti esterni, due cuochi e un tutor. “Con questa novità per il momento perderemo due cuoche, ma cercheremo di recuperarle nel momento in cui riattiveremo altri progetti – aggiunge Aurelio Guccione-  e ai detenuti, che comunque sono regolati da contratti a termine, dovremo diminuire le ore di lavoro.  Puntiamo molto sul dialogo con la Cassa anche in questo momento. Dialogo che comunque rimane ottimo”.

Le due cooperative hanno già incontrato a Roma il nuovo capo Dipartimento che in ogni caso valuterà il cofinanziamento di nuovi progetti che potranno eventualmente essere presentati dalle dieci cooperative ora del tutto autosufficienti. “L’Arcolaio” di Siracusa punta ad esempio  ad un secondo laboratorio dolciario, mentre nel caso di Ragusa l’idea è quella del confezionamento pasti per privati  con servizio gestito da detenuti con un progetto di circa 70 mila euro. L’esito dei progetti dovrebbe essere reso noto nel giro di poche settimane. (Rosa Maria di Natale)

Da redattoresociale.it

 


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