Da più di un secolo, nel monumentale edificio realizzato da Cesare Bazzani a Valle Giulia, esiste un mondo fatto di artisti e di opere, di pensieri e di vite, un sogno moderno in cui convivono e si osservano pittori dell’Ottocento e del Novecento.
Un improvviso risveglio nella città in cui l’antico abita in modo travolgente ogni spazio: la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
Scusi ma è arte questa? Gli oggetti qualsiasi di Marcel Duchamp, in una delle prime sale, sembrano rispondere a questo interrogativo: “Quando ho fatto il mio primo Ready-made non c’era alcuna intenzione di spiegazione “. Così il geniale artista racconta la scelta duchampiana, mai legata ad un diletto estetico, di prendere un oggetto ordinario ed esporlo, illuminandolo di un nuovo punto di vista, che non è renderlo opera d’arte ma ” Nuovo pensiero”.
“La ruota di bicicletta” fissata su uno sgabello e la “Fontana” un comune orinatoio firmato “R. Mutt” come alambicchi, creano una circolazione alchemica con i “Tagli” di Lucio Fontana, un buco nella tela che è la realizzazione della dimensione infinita, oltre la pittura e la scultura, e “Il Grande Sacco” di Alberto Burri, la poetica della materia.
“L’Ercole e Lica” di Canova fa riecheggiare nelle stanze le parole di Sofocle, Seneca e Ovidio, mentre “La Gorgone e gli eroi” di Giulio Aristide Sartorio, rievoca l’enfasi linguistica di Gabriele D’Annunzio, e la grande tela di Domenico Morelli le “Tentazioni di Sant’Antonio” audace nella sua sensualità per essere un’opera religiosa, rimanda a Gustave Flaubert.
“Le tre età della donna” di Gustav Klimt, è una delle rare tele dell’artista in Italia, il piegarsi del collo quasi innaturale di una madre verso la testa dell’infante, abbandonato al sonno dei giusti, anime unite in un abbraccio, è la raffigurazione dell’amore assoluto.
Accanto a loro, il trascorrere del tempo: Una donna anziana, raggomitola il collo su se stesso, copre il suo volto, la precarietà della bellezza, della vita.
Nelle sale con “Il Giardiniere” e “L’Arlesiana” di Vincent Van Gogh e “Le Cabanon de Jourdan” di Paul Cézanne si incontrano i due più grandi precursori e ispiratori di tutta l’arte futura, ogni cosa dopo di loro nella pittura muta, sconvolgono e convertono.
Gli spazi monografici dedicati a Balla, Manzù, Guttuso e De Chirico, raccontano di una bellezza di cui non si può fare a meno, bisogna coglierla, nutrirsene e in questo luogo unico è possibile farlo.