Immigrati, “Frontex temeva più morti nel Mediterraneo con Triton”

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Nel documento operativo della missione, l’agenzia per il controllo delle frontiere esterne dell’Ue paventava il rischio di un aumento di vittime in mare una volta cessata Mare Nostrum. Smentite le ipotesi che la missione italiana fungesse da fattore di attrazione per gli arrivi dei migranti

BRUXELLES – Triton aveva il rischio intrinseco di aumentare il numero di morti nel Mediterraneo, e gli esperti di Frontex lo sapevano già, tanto da metterlo nero su bianco nel documento operativo della missione. Parlando della transizione fra Mare Nostrum e Triton, si legge nel documento: “Bisogna anche sottolineare che, se non pianificato in maniera accurata e annunciato con molto anticipo, il ritiro delle navi dall’area (quella di pattugliamento di Mare Nostrum n.d.r.) potrà risultare in un aumento dei morti”.

Date le recenti tragedie, con la perdita di centinaia di vite (più di trecento i morti nelle acque di Lampedusa in diversi naufragi avvenuti una settimana fa), bisogna dunque dedurre che o Frontex non ha comunicato e pianificato bene l’operazione Triton, o la cosa era inevitabile vista la riduzione delle forze in campo nel  Mediterraneo e l’area di pattugliamento più limitata per le navi coordinate dall’agenzia per il controllo esterno delle frontiere.

Smentita dai fatti un’altra ipotesi che si legge nel documento, cioè quella del cosiddetto pulling factor rappresentato da Mare Nostrum, in altre parole che i pattugliamenti della marina italiana avrebbero incoraggiato gli sbarchi di migranti: “La presenza della flotta (italiana n.d.r.) vicino alle coste libiche – si legge nella nota – ha cambiato il modo e la tipologia dei viaggi dei migranti irregolari. Quindi, le previsioni sui nuovi arrivi dipendono in gran parte dal fatto se le navi (di Mare Nostrum n.d.r.) rimarranno lì o no. Se rimarranno a pattugliare l’area, dovremo aspettarci un numero di arrivi alto e costante non solo in estate, ma anche in inverno. Se invece ci sarà la cessazione di Mare Nostrum, si ritornerà al trend degli anni scorsi, con meno arrivi poiché i migranti saranno scoraggiati a intraprendere la rotta del Mediterraneo, soprattutto col cattivo tempo”.

Inoltre, secondo il documento, “i prezzi per il viaggio aumenteranno perché gli scafisti saranno costretti a imbarcare più acqua, cibo e benzina per una traversata più lunga”. Anche questa ipotesi non ha trovato riscontro nella realtà dei fatti. Insomma, a leggere la nota operativa, quello che viene fuori è che gli esperti di Frontex si sbagliavano praticamente su tutto, tranne che sul fatto che i morti sarebbero aumentati.

Intanto il Parlamento Europeo si spacca sull’opportunità o meno di aumentare i fondi per l’agenzia del controllo dei confini dell’Ue. Se gli eurodeputati dei socialisti e democratici, così come i popolari, pensano che valga la pena accrescere le risorse a disposizione di Frontex e cercare di cambiare il suo mandato per renderlo più funzionale a operazioni di search and rescue (soccorso e salvataggio in mare), un esperto del gruppo della sinistra unita parla invece della necessità di un’operazione parallela a Triton, coordinata dall’Italia e con la partecipazione volontaria degli Stati membri, che si occupi solo ed esclusivamente di salvare vite umane e che abbia navi appositamente pensate per farlo.

“Se vogliamo accrescere la capacità di search and rescue nel Mediterraneo, e vogliamo farlo rendendo l’Europa in toto più responsabile – dice l’advisor – allora dobbiamo destinare più soldi alle autorità preposte ai soccorsi e non a un’agenzia che ha, come suo scopo, il controllo delle frontiere”.

D’altronde, lo stesso vice direttore di Frontex, Gil Arias Fernandez, in un’intervista al giornale spagnolo El Diario, ha ammesso che né la sua agenzia né l’Unione Europea hanno come priorità il salvataggio dei migranti. (Maurizio Molinari)

Da redattoresociale.it


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