“Scintille tra Salvini e Berlusconi”, Corriere. “Scontro finale del Pd. Bersani attacca Renzi: non sono un figurante”. “Trattativa stato mediaset”, il Fatto. Cominciamo dalla coda la strana vicenda di Mediaset, che offre 1,2 miliardi per controllare l’intero sistema dei ripetitori televisivi ben sapendo che Rai aveva avuto mandato dal governo di venderne non più del 49% non è affatto chiarita. Libero sostiene che “All’atto della quotazione il tetto non c’era: ora la Rai rischia una guerra giudiziaria”. Sul Corriere, Mucchetti spiega che le soglie sono tre: “il 50,1% dà diritto al controllo dell’assemblea ordinaria, il 66,7% dà il controllo anche della straordinaria, il 33,4% che costituisce la minoranza di blocco, sempre nella straordinaria”. Renzi dice: faccia il mercato, ma Rai resta al 51%. Meletti del Fatto gli chiede “sarebbe favorevole a Mediaset che controlla il 49%?”
E come definire “una normale “operazione di mercato quando l’acquirente è il leader dell’opposizione?”
Intanto il Consiglio di amministrazione della Rai ha dato via libera alla ristrutturazione dei telegiornali. Ci saranno due sole newsroom (fabbriche di video notizie) e due soli Direttori giornalisti. La prima struttura unirà Tg1,Tg2 e Rai Parlamento. La seconda Telegiornali Regionali, Tg3 e Rainews 24. Per i direttori si parla di Mario Orfeo e Monica Maggioni. Mi piace? No. Io sono visionario e avrei voluto: una solo canale generalista, uno semi generalista, con programmi scientifici e culturali, e un terzo canale all news. E per i regionali avrei immaginato società ad hoc, per sganciarli Rai farli vivere (o rivivere) con risorse e in ambito regionale. Naturalmente capisco che la riforma Gubitosi è più indolore: punta ad abbattere i costi ma non cambia (quasi) nulla. Quel quasi, mi preoccupa. Perchè il giornalismo che amo è prodotto artigianale, ha bisogno di un direttore che conosca uno per uno le donne e gli uomini con cui lavora, siano giornalisti, o montatori o tecnici informatici. Uno che li riunisca un paio di volte al giorno e discuta con loro ogni scelta. Maggioni e Orfeo saranno due super capi di (tanto) personale, potranno dare ordini “questo sì, questo no”, non dirigere un prodotto innovativo.
Bersani ha rilasciato un’intervista ad Avvenire in cui dichiara che non parteciperà oggi alla riunione dei parlamentari convocata da Renzi per discutere un’ora di scuola, una di fisco, una di Rai: “che gli organismi dirigenti debbano diventare dei figuranti di un film non ci sto”. Poi ha aggoiunto: “Stiamo entrando in una democrazia iper- maggioritaria..L’Italicum va cambiato. Produce una Camera di nominati. Non sta in piedi. Il combinato disposto tra norme costituzionali e legge elettorale rompe l’equilibrio democratico. Se è deciso che la riforma della Costituzione non si può modificare, io non accetterò mai di votare questa legge elettorale senza modifiche”. Di qui l’allarme di Repubblica “scontro finale nel Pd”. E la preoccupazione dello stesso Renzi che la sua retroscenista Meli racconta, per una volta, nell’atto di mordersi la lingua: “abbiamo tante, troppe cose da fare: non possiamo sprecare nemmeno un minuto in polemiche sterili” Finora la minoranza s’è fatta asfaltare con gusto, ma se vede il bluff, forse rientra in gioco
Altre. Salvini, in chiave Lega Le Pen, marcia su Roma. Berlusconi capisce che l’Italicum, che ha fatto votare, frantumerà le opposizioni. Migliore, strappato da Renzi a SEL, si ritira dalle primarie della Campania. Queste primarie sono ormai ovunque una truffa. Grillo e casaleggio escono sorridenti dall’incontro con Mattarella. È il primo, vero, segnale di un ravvedimento operoso del vertice M5S.
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