Tra pochi giorni, cinque per l’esattezza, il governo Renzi,in collaborazione con il partito democratico e il MIUR indice un convegno sul tema molto renziano “la scuola cambia, cambia l’Italia” e annuncia un decreto “La buona scuola” che, secondo il ministro, deve “portare la scuola dal ‘900 al terzo millennio”. “L’integrazione linguistica e culturale degli studenti figli di migranti-ha detto Stefania Giannini, sarà uno dei punti cardine del provvedimento.” ed ha aggiunto: “non vogliamo che l’italiano diventi la prima lingua straniera parlata in Italia” e, riferendosi al caso del bambino autistico lasciato solo in aula a Valmontone, vicino Roma, ha aggiunto:” le stanzette del silenzio degli innocenti nella Buona Scuola non ci saranno, non avranno più spazio.” Ma i punti del decreto che infiammano gli animi di chi legge il decreto sono altri. Primo fra tutti quello delle assunzioni. Il sottosegretario Faraone ha confermato che saranno assunti 150mila precari “entro settembre 2015 con l’inizio del nuovo anno scolastico”. Si pescherà dalle graduatorie ad esaurimento. E la Giannini ha aggiunto “che anche gli idonei del 2012 sono parte del piano di assunzioni straordinario che il Governo sta approntando e da viale Trastevere si è appreso che entrerebbero pure 1793 supplenti che hanno più di 36 mesi su posto vacante(come conseguenza del recepimento della sentenza della Corte di giustizia europea). “Vogliamo ridare giustizia e un ruolo sociale agli insegnanti. I nostri principali nemici sono stati l’ignoranza e la rassegnazione, ha detto il ministro, puntando l’indice contro la piaga del precariato. A qualcuno tutto questo ha fatto comodo, ha detto sottolineando che il fenomeno ha avuto costi di tipo economico(nel 2104 abbiamo speso 866 milioni di euro per coprire le supplenze annuali” e anche “un costo sociale”. A proposito delle assunzioni, ha aggiunto :”Basta con la babele delle graduatorie che sembravano accontentare tutti ma non hanno accontentato nessuno. Il governo ha presentato un piano di assunzioni straordinarie nella scuola solo per concorso pubblico.”
Peccato da chi di scuola nel suo impegno politico si è sempre occupato direttamente in anni difficili e per molto tempo, quello che non è facile vedere è un progetto complessivo sui contenuti di una scuola adeguata ai tempi e al necessario rapporto tra presente, futuro e passato. Siamo tutti d’accordo sulla necessità di una scuola repubblicana vicina alle nuove generazioni e alle famiglie che li seguono ma è altrettanto indispensabile decide che cosa devono imparare e come per reggere alle sfide sempre più difficili che il Paese, come l’Europa e l’Occidente, hanno dinanzi, e avranno, nei prossimi anni e decenni.