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Giustizia, le urgenze maggiori per l’Italia

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Arrivano nello stesso giorno, a distanza di poche ore, due moniti importanti per il nostro presidente del Consiglio impegnato ad esaltare i risultati già raggiunti in questo anno di governo e ad enumerare i progetti a cui pensa e che riguardano non soltanto la ripresa economica del Paese dopo anni bui ma anche la riforma della pubblica amministrazione, la responsabilità civile dei magistrati (su cui ombre pesanti si addensano non solo per la prevedibile reazione del sindacato ma anche per la delicatezza del meccanismo di rivalsa economica sui magistrati e sullo Stato una volta che siano accertate le relative responsabilità). Il primo monito nasce dal discorso che l’ambasciatore americano in Italia John R. Philipps ha tenuto alla scuola superiore Sant’Anna di Pisa chiedendo la reintroduzione del reato di falso in bilancio su cui la maggioranza di governo non riesce a mettersi d’accordo e a procedere con la necessaria nettezza e rapidità e indicando nel livello troppo alto di corruzione e nell’insopportabile lentezza dei processi soprattutto civili le due cause fondamentali che tengono gli investitori stranieri lontani dal nostro Paese.  Il secondo  nasce dalla relazione che il presidente della Commissione per l’elaborazione di proposte governati ve in materia di lotta alla criminalità  Nicola Gratteri ha consegnato al presidente del Consiglio. “Se da un lato-ha scritto il magistrato calabrese- vi è la piena consapevolezza che lo strumento fondamentale per la lotta al crimine mafioso ed  economico sia  l’aggressione ai beni di provenienza illecita -è scritto nella relazione-solo di recente si è compresa l’importanza di rimettere in un circuito legale  tali proventi di origine illegale una volta che lo Stato se ne sia appropriato definitivamente. Si tratta di capitali che non solo devono concorrere alla ripresa economica.

Si tratta di capitali che non solo devono concorrere al la ripresa economica del Paese, ma soprattutto devono favorire la rinascita di un sistema imprenditoriale legale.”  I numeri purtroppo parlano chiaro ed appare evidente come la normativa vigente non soddisfi appieno questo intento. Dai dati acquisiti ed esaminati dal sito dell’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati “emerge che il numero dei beni sequestrati e confiscati è pari a 12944 (dati aggiornati al 7 gennaio 2013) di cui 1607 aziende,” Secondo le stime “ad oggi falliscono (o sono poste in liquidazione ovvero sono cancellate perché prive di beni) più del novanta per cento delle attività produttive interessate da provvedimento di sequestro seguito da confisca definitiva”. Inoltre ad oggi risulta che in Italia sono in attesa di destinazione definitiva beni per un valore pari a 2-3 miliardi di euro.
Anche se nella relazione di Gratteri il tema della dei beni confiscato è inserito al 23mo posto, il magistrato in più di un’occasione ha manifestato le problematiche da affrontare…

Uno dei punti chiave riguarda le banche. Troppo spesso queste ultime bloccano i finanziamenti  che le imprese passano in mano all’amministrazione giudiziaria. Ulteriori difficoltà emergono poi dal calo delle commesse e dall’inevitabile aumento dei costi di gestione dovuta al processo di legalizzazione dell’azienda, essendo necessario porre rimedio alla frequente mancanza di scritture contabili attendibili che passa dal pagamento di oneri fiscali e contributivi e dalla regolarizzazione dei rapporti di lavoro e dall’applicazione della normativa antiinfortunistica. “Tali circostanze-mette in luce la relazione- comportano inevitabilmente l’altissimo rischio di uscita dell’impresa dal mercato. Dette difficoltà ,peraltro ,sono amplificate dal lungo tasso di tempo che solitamente intercorre tra il provvedimento di sequestro  e la confisca  definitiva che segna il momento in cui l’Agenzia può provvedere alla destinazione delle aziende. ” Altro problema è quello dell’incapacità dello Stato, agli occhi della collettività, di “provvedere anche alla loro conservazione”.

Secondo la commissione, la prima mossa è quella di investire in termini di personale e di risorse sull’Agenzia. Un altro punto fondamentale è quello di investire nella formazione degli amministratori giudiziari per cui vengono stabiliti criteri per cui vengono stabiliti per l’affidamento di incarichi con trasparenza e in numero definito, prevedendo anche casi di revoca e decadenza. E quindi, aggiunge Gratteri,  è la destinazione finale del bene da anticipare prima della condanna definitiva. Ma per questa decisione ci sono problemi non facilmente risolubili con l’attuale ordinamento generale della giustizia italiana.


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