L’anno che si è appena concluso, il 2014, con un monte ore di cassa integrazione, richieste e autorizzate, che è stato pari ad oltre un miliardo e cento milioni (-5,79% rispetto al 2013) che hanno investito oltre 530mila lavoratori in cassa integrazione a zero ore, con un taglio del credito pari a circa 4 miliardi e 300 milioni, ovvero 8000 euro netti in meno in busta paga per ogni lavorato re. La flessione dello scorso anno su quello precedente è il risultato di una flessione operata dall’INPS che, nel fornire i dati di dicembre, ha modificato le ore concesse e autorizzate nell’anno 2013. Si registra, infatti, rispetto ai rapporti passati sulla cassa integrazione un cambia mento sostanziale per il 2013 (passato da 1075 ore milioni di ore registrati nei passati rapporti a 1.182,3 milioni di ore) che risulta così essere peggiore rispetto a quello consuntivato precedentemente. In ogni caso il 2014 sfonda il miliardo di lire di cassa integrazione e si qualifica come il peggior anno dal 2008, ovvero dall’ini zio della crisi. Il tutto per un totale di ore di cig dal 2008 al 2014 pari a 6,7648,7 milioni di ore.
“Con una crescita pari allo zero, afferma il segretario confederale della CGIL, Serena Sorrentino, ridimensionare gli ammortizzatori sociali ,come contenuto nel Jobs Act, sembra una follia. Sempre la Sorrentino aggiunge:” Chiediamo al governo una riforma che sia realmente universale.. Se il governo non si dà una regolata sull’impatto sociale del Jobs Act, avremo mesi difficili, con più licenziamenti, che sono l’unica cosa crescente che intravvediamo e con meno tutele. ” Se a questa difficile situazione operaia in tutta la penisola, come attesta la CGIL, si aggiunge il nuovo problema nato in Piemonte a proposito della ferrovia transfrontaliera tra Torino e Lione (e di cui varrà la pena dire ancora qualcosa) che ha fatto scrivere agli amministratori della Valle di Susa un documento preoccupato per il capo del governo Renzi si ha un quadro dei problemi non soltanto economici che l’esecutivo dovrà affrontare nelle prossime settimane e che rischiano di creare nella penisola una situazione di grande difficoltà e di permanente conflittualità non soltanto nell’Italia meridionale e insulare ma nell’intero Paese.
E questo, a prescindere dal fatto che alle prossi me elezioni politiche generali, si vada presto o alla fine naturale della legislatura in corso e cioè nel 2018. E’ importante perciò che il governo ne prenda atto e si regoli di conseguenza.