Da varie parti viene posto un problema reale, vale a dire la necessità di una pausa di riflessione e di confronto sul delicatissimo tema della Costituzione e, per altri versi, della legge elettorale. In primo luogo, perché l’attuale Parlamento dovrebbe procedere con grande cautela sul problema della Costituzione, in quanto è stato eletto con altri obiettivi e della Carta fondamentale non si è praticamente parlato in campagna elettorale. E c’è anche chi ha proposto, con qualche fondamento, un’apposita Assemblea costituente.
Tutto ciò sta avvenendo con vincoli, imposizioni disciplinari e “patti”, senza un confronto aperto. Infine, non va dimenticato che la legge elettorale con cui è stato eletto il Parlamento è stata fortemente messa in discussione dalla sentenza della Corte Costituzionale. La stessa revisione della legge elettorale, strettamente intrecciata alle citate modifiche costituzionali in corso, viene portata avanti con una fretta del tutto destituita di fondamento, visto che la sua entrata in vigore è comunque rinviata al 1° luglio 2016, come afferma il testo approvato dal Senato.
Se mancano sedici mesi, perché tanta fretta ? Del resto, il cosiddetto patto del Nazareno è oggi in crisi e non si capisce perché si dovrebbe perseverare su scelte fortemente viziate da condizionamenti indubbiamente inaccettabili.
Il Parlamento farebbe bene –anche dopo le “baruffe” delle ultime ore- a fermarsi per un periodo e ad aprire una discussione ampia e democratica. Tra l’altro, i ripetuti “incidenti” in Aula non sono il sintomo di difficoltà reali? L’eventuale riforma della Costituzione va pensata guardando ai decenni a venire, come hanno fatto i padri costituenti.
Del resto, è l’anno del 70° della Liberazione dal nazifascismo. La Costituzione che ne derivò merita, dunque, un’attenzione e una considerazione ben diverse da quelle che oggi le è riservata. Si rischia seriamente di contraddire i principi e gli obiettivi della prima parte della Costituzione, che sono le fondamenta della stessa convivenza nazionale. Né va sottovalutato il rovesciamento dei ruoli a favore del Governo, che renderebbe di fatto subalterno e residuale il Parlamento.
Per questo, proponiamo una adeguata pausa di riflessione su modifiche costituzionali e legge elettorale, che consenta all’opinione pubblica di conoscere bene quanto sta accadendo e di esprimersi con piena consapevolezza attraverso le rappresentanze civili e sociali. Ricordiamoci che simile coinvolgimento non fu permesso, ad esempio, in occasione del cambiamento dell’articolo 81 della Costituzione che, nella versione approvata, ha ingabbiato le politiche di bilancio dell’Italia, al punto da risultare in evidente contraddizione, nel testo attuale, con le richieste di politiche di rilancio dell’occupazione e dell’economia che pure il Governo ha portato in sede europea.
Si rifletta con cura, allora, prima di mettere in questione gli aspetti “genetici” dell’identità nazionale. Lo chiedono autorevolissimi appelli. Ci uniamo. Una pausa non è tempo perduto, bensì ritrovato.