Non credo che Arrigo Sacchi sia razzista. Lui stesso giustamente ricorda quanto siano stati importanti per la sua carriera Gullit e Rijkaard, grandi giocatori di colore ai quali e’ peraltro legato da solida amicizia. Resta, pero’, da chiedersi perché nel calcio negli ultimi tempi la stessa attenzione che viene dedicata agli schemi e ai bilanci non sia riservata anche alle parole. Sono stato il primo conduttore e poi anche curatore (inizialmente c’era Geppino Mariconda ) di una trasmissione televisiva nazionale a volere come commentatore fisso un nero. In ” C Siamo” in onda su Raitre negli anni novanta (perdonatemi il vezzo della sottolineatura “anche con un certo successo fra gli appassionati della serie c di calcio”) al mio fianco c’era Jarbas Fuaustinho Cane’. Ma questa’ non e’ un ‘immunità tale da consentirmi espressioni che possano esser percepite come poco rispettose verso uomini di razze diverse dalla mia. Sacchi ha affrontato un tema delicato esprimendo un ‘ opinione. Questo sito e’ basato sul diritto ad esprimere liberamente le opinioni, quindi difendiamo il diritto di Sacchi ad esser convinto che 1300 stranieri nel nostro calcio ovvero il 53% del totale siano troppi se si vogliono far crescere i settori giovanili e trovarsi magari un giorno in una finale mondiale un Daniele Verde. Opinione legittima, finanche condivisibile se pure i vivai , le formazioni primavera si trasformano in serbatoi per il business, acquistando da tutto il mondo talenti emergenti, che tolgono spazio ai giovani italiani. Ma se Sacchi e’ riuscito a farsi bacchettare persino da Blatter, discusso presidente della Fifa, deve domandarsi dove abbia sbagliato.
Glielo spieghiamo con una celebre canzone napoletana “Tammurriata nera” di E. A. Mario:
“Io nun capisco ‘e vvote che succede
e chello ca se vede nun se crede
è nato nu criaturo è nato niro,
e ‘a mamma ‘o chiamma Ciro, sissignore, ‘o chiamma Ciro “.
L’autogol di Arrigo e’ qui nell’espressione irrispettosa “ci sono troppi neri nelle squadre giovanili”. Sacchi non deve “stupirsi” di quanto accaduto, come scrive sulla Gazzetta dello sport, ma semplicemente chiedere scusa per come ha esternato il concetto che ritiene in buona fede e magari con qualche ragione di avere in mente.