La speranza di salvare la vita di Kenji Goto è durata purtroppo solo lo spazio di una trattativa impossibile. Il reporter giapponese che dall’Iraq si era spinto in Siria per seguire le tracce di un connazionale rapito, il contractor Haruna Yukawa, ha subito lo stesso tragico destino. Il rituale dell’orrore è il solito e probabilmente è lo stesso di sempre anche il boia, Jihadi John, protagonista dell’ormai rituale orrore della decapitazione, puntualmente accompagnata da slogan deliranti. Stavolta rivolgendosi direttamente al primo ministro giapponese: “Abe, data la tua spericolata decisione di partecipare a una guerra che non potete vincere, questo coltello non solo sgozzerà Kenji, ma continuerà la sua opera e causerà carneficine ovunque la vostra gente si troverà. L’incubo per il Giappone è incominciato. Siamo assetati del vostro sangue”. Secondo gli esperti che hanno visionato il filmato il luogo dell’esecuzione dovrebbe essere vicino ad Aleppo.
Il governo di Tokio ha condannato con “forte indignazione ” lo spregevole e inumano gesto terroristico”. Il premier Shinzo Abe ha ribadito: “Non perdoneremo mai gli assassini di Goto. Lavoreremo insieme alla comunità internazionale per portare i responsabili di questo crimine di fronte alla giustizia. Tolleranza zero con il terrorismo”.
La notizia arriva a una settimana esatta dall’uccisione dell’altro cittadino giapponese nelle mani dello Stato islamico: il contractor Haruna Yukawa. L’ultimo segnale di vita del giornalista giapponese era arrivato due giorni fa con un messaggio audio registrato in cui il reporter avvertiva: “Se entro il tramonto, ora di Mosul, la terrorista Sajida al Rishawa non sarà portata al confine con la Turchia, sarà ucciso il pilota giordano Moaz al Kasasbeh”. Da allora solo silenzio.
La tragica vicenda di Kenji Goto si è intrecciata per giorni con quella del pilota giordano Moaz al Kasasbeh , finito anche lui nelle mani dell’Is da quando il suo caccia è precipitato in territorio controllato dallo Stato islamico, vicino al fiume Eufrate, mentre partecipava a un’operazione della coalizione internazionale. Inizialmente i terroristi dell’Is avevano chiesto a Tokyo 200 milioni di dollari per la liberazione di Goto e del suo amico Haruna Yukawa. Poi – dopo il no del governo giapponese e la decapitazione del primo ostaggio – avevano deciso di cambiare la posta in gioco: non più denaro ma la liberazione dell’aspirante kamikaze Sajida al Rishawa, condannata alla pena capitale da Amman per aver partecipato a una serie di attentati costati la vita a 57 persone. Poi lo stallo nelle trattative e ora l’uccisione del reporter, gran brutto segnale.