1. liste elettorali composte al 50% da donne e uomini, pena l’inammissibilità delle stesse
2. La doppia preferenza, una donna e un uomo.
Non siamo arretrate di un millimetro in questi anni, nonostante i tanti tentativi di compromesso, perché i posti in Consiglio sono diminuiti e dovendo passare da 70 a 50 per legge, una proposta di legge che dia parità di accesso alla politica ad entrambi i generi incontra un muro di gomma ancora più determinato. Così come, determinate, siamo rimaste noi in questi anni: abbiamo superato l’idea stessa di “quote”, portando avanti il concetto di democrazia paritaria.
Trentamila pugliesi, raccogliendo le loro firme, chiedevano e chiedono che la nuova norma creasse le condizioni per un nuovo Consiglio regionale “abitato” anche da donne.
Tre anni fa, dopo la presentazione della trentamila firme, la proposta di legge d’iniziativa popolare fu bocciata dal Consiglio, col voto segreto dei consiglieri, anche di quelli che avevano dichiarato che avrebbero votato a favore.
Così le donne e gli uomini del Comitato 50/50, di cui fa parte Giulia, hanno pazientemente ricominciato l’iter. Questa volta quello “canonico”.
Dopo tre anni siamo di nuovo in Consiglio: venerdì si voterà. Chiediamo che il Consiglio voti “sì”.
Ma già lunedì scorso si è tenuta la prima discussione sugli emendamenti.
Una delle posizioni più sconcertanti è stata che “il Consiglio non può votare nuovamente una legge che è già stata bocciata”. Un falsità, una forzatura in malafede.
Non siamo in un tribunale.
Abbiamo chiesto che i Consiglieri, se vogliono far fuori le donne di Puglia dalle prossime elezioni, almeno lo facciano a viso aperto. Sono uomini? E se lo sono davvero ci sfidino concedendoci l’onore delle armi: ci guardino in faccia e ci schiaffeggino con il loro guanto di sfida. Votando no, se vogliono, ma col voto palese.
E’ interessante rivedere questo piccolo reportage (qui sopra) fatto alla vigilia del voto segreto, perché le condizioni non sono cambiate, e c’è il rischio concreto di una seconda vergognosa bocciatura.