Il governo presieduto da Matteo Renzi, ha iniziato il suo mandato in controtendenza rispetto ai precedenti riguardo il tema istruzione: fin da subito infatti la scuola è stata oggetto di molte attenzioni, prima con il finanziamento all’edilizia scolastica e poi con la presentazione delle linee guida del cosidetto “Piano Scuola”, presentato all’opinione pubblica come il più articolato progetto sulla scuola degli ultimi tempi. Per gli studenti, quindi, non è stato facile come negli anni passati scendere in piazza contro un “nemico” ben identificabile come poteva essere l’ex DDL Aprea che privatizzava la scuola, introducendo i privati negli organi di rappresentanza, o il ministro dell’istruzione Maria Stella Gelmini che ha smantellato e privatizzato l’università nel 2010 e distrutto la scuola nel 2008 con un complessivo taglio di 8 miliardi di euro.
Quest’autunno è partito con la presentazione di un “Patto Educativo” contenitore di alcune cose positive, ma molte altre contestabili e dal nostro punto di vista assolutamente dannose per la scuola qualora venissero approvate.
Parallelamente alla consegna delle linee guida alla stampa, dopo giorni di intense polemiche per l’intervento del ministro Giannini al meeting di CL, che in cerca di visibilità si era lasciata sfuggire qualche promessa di troppo, il governo Renzi ha tentato un grande progetto di coinvolgimento in questa grande opera di “ristrutturazione” della scuola pubblica attraverso una consultazione, da svolgersi online ed offline.
Pur essendo quindi sulla carta un provvedimento nato in controtendenza rispetto ai tagli unicamente lineari subiti dalla scuola nel corso degli ultimi anni, questa misura è rimasta ad ora in linea con le tendenze a ridurre gli spazi di democrazia e a privatizzare che hanno accomunato tutte le ultime scelte compiute dalla politica sull’istruzione.
Gli studenti quest’autunno sono quindi scesi in piazza chiedendo un reale coinvolgimento ed un reale ascolto sul tema istruzione, di non farne solamente una questione di facciata chiedendo in maniera decisa che il governo apra gli occhi e non si nasconda dietro una falsa propaganda di cambiamento, e faccia invece le mosse giuste investendo risorse nel “ciclo unico” dell’istruzione, non cercando di dividere il mondo della scuola superiore da quello dell’università, sostanzialmente mai nominato nella Buona Scuola. E’ stata l’università uno, se non il, grande assente non solo di quest’autunnno ma dell’intero anno: un anno scandaloso fatto di completa assenza non solo di investimenti sugli Atenei, ma anche di programmaticità e consapevolezza nell’azione quotidiana del Ministero dell’Istruzione in questo settore.
La prima mobilitazione dell’autunno, il 10 ottobre, circa 70 mila studenti sono scesi in piazza in tutta Italia dimostrando che la Grande Bellezza di questo paese siamo noi. Abbiamo rivendicato il ruolo centrale dell’istruzione e quindi degli studenti, medi ed universitari, per il nostro paese, e la necessità quindi di un investimento politico, finanziario ed anche culturale. In un momento come questo è quanto mai importante investire nel futuro del paese, cioè nei giovani e negli studenti.
Oltre ai temi legati al mondo della scuola e al totale silenzio sull’università la seconda parte di quest’autunno le piazze hanno visto attraversare varie mobilitazioni di protesta nei confronti del Jobs Act, a partire dal 25 ottobre: quella è stata la piazza più partecipata degli ultimi anni, e quel giorno a San Giovanni c’erano migliaia di studenti, per stimolare quell’unione di rivendicazioni che dà maggiore forza ad entrambi. Altre piazze verso la metà di novembre, come il 17 Novembre, giornata internazionale sul diritto allo studio, hanno aperto la strada alle mobilitazioni di chiusura dell’autunno, fino ad arrivare alla data conclusiva del 12 dicembre, giornata dello sciopero generale di CGIL e UIL. In tutte le piazze regionali la partecipazione degli studenti è stata molto alta, a dimostrazione di quanto questo Piano del lavoro sia impopolare.
Queste sono state le mobilitazioni di piazza che hanno visto la partecipazione più alta di questo autunno, in termini quantitativi ma soprattutto qualitativi, grazie ad un capillare lavoro di informazione e sensibilizzazione portato avanti in tutti i territori. Parallelamente ci sono stati altri momenti importanti nei quali gli studenti si sono espressi, hanno organizzato flash mob, volantinaggi e tantissime iniziative di ogni genere nelle città su temi non all’ordine del giorno dell’agenda politica del governo: come il 3 ottobre, anniversario della strage dei migranti a Lampedusa o la giornata mondiale contro la violenza sulle donne o la marcia della pace Perugia-Assisi.