Ora che la jihad è arrivata sotto casa e non è più nelle terre lontane dei telegiornali, tutti a chiedersi cosa fare. Renzi rassicura a macchinetta. Alfano parla al Parlamento vuoto e nel discorso selfie tranquillizza a vanvera Salvini per non sbagliare fa una marmellata di migranti, Islam e terroristi, pronta per le ghiotte tartine di xenofobia da servire ai suoi. In tante dichiarazioni non ho sentito nulla sull’iniziativa che a mio parere sarebbe più urgente risolvere – con un impegno senza precedenti in primo luogo dell’Europa: il conflitto israelo-palestinese, fonte di frustrazione araba e di paura israeliana, che insieme alimentano da quei territori l’export di violenza .
E’ da Gerusalemme che si sversa l’odio che ha inquinato tutto l’Oriente e che si espande sempre più in Occidente. Certo poi ci sono state anche le immagini del carcere di Abu Grahib con le sevizie e le umiliazioni inflitte ai detenuti iracheni da parte dei militari Usa e le torture di Guantanamo. A cui vanno affiancate le teste mozzate dai fondamentalisti dell’Is e i massacri di Boko Haram in Africa, per citare solo le atrocità più eclatanti.
Ecco, tutto questo dovrebbe ricordarci che l’umiliazione produce violenza; e che solo interrompendo – anche unilateralmente – la compulsione della vendetta si inizia il lungo percorso della riconciliazione. Intendiamoci: non sto giustificando i terroristi della jihad; ma se non ci prendiamo anche le nostre responsabilità, non usciremo mai da questo incubo.
Altrimenti la violenza brucerà quello che la paura avrà desertificato.
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