Il 4 ottobre del 1999, festa di San Francesco, è stato il vice presidente del Consiglio di allora, l’on. Sergio Mattarella, a portare il saluto del Governo italiano. Parole francescane quelle che rivolse agli italiani; di seguito un estratto del discorso:
Il messaggio di Francesco va al di là del nostro Paese e sconfina nell’Europa fino al mondo intero, cui Francesco “si è offerto con tutta la sua vita e con le sue semplici ed esigenti parole, tanto da usare, come è riportato dai Fioretti, il termine di patto tra i frati e il mondo. La scelta di povertà fatta da Francesco in un secolo anch’esso avido di godimento, è un messaggio che richiama allo spirito di fraternità, al dovere di farsi carico delle esigenze degli altri; è una risposta all’ansia di rinnovamento e di giustizia che pervade il mondo”.
Ma, ha annotato realisticamente il vice presidente, c’è il rischio che i grandi temi dell’amore, della povertà e della pace, si riducano a ritualità e retorica, a stereotipi, con la convinzione che solo “l’attitudine dei santi può metterli in pratica e che, comunque, si riferiscano ad altri tempi, ad altri ambienti e siano assorbiti dallo stato sociale, dagli organismi internazionali, dalle missioni umanitarie”, abbandonando in tal modo la responsabilità personale o delegando la solidarietà soltanto a chi si sente di occuparsene.
“Senza una comune e condivisa etica civile non si può costruire una società equa, radicale, dinamica in tutte le sfere di attività”. Concludendo, l’on. Mattarella, si è augurato che la benedizione di Francesco morente sulla città di Assisi: “sia sempre, questa città, terra e abitazione di quelli che ti conoscono e glorificano il tuo nome”, possa diventare un impegno per tutti, credenti e non, perché l’Italia diventi terra e abitazione per tutti gli uomini di buona volontà.(Rivista San Francesco)