“E’ giusto rimproverare Greta e Vanessa per essere partite all’avventura senza particolari accortezze ma sono inaccettabili gli insulti che le due ragazze hanno ricevuto. Sono state avventate ma la loro azione è lodevole”. E’ molto il netto il giudizio del giornalista Rai Amedeo Ricucci sulle due ragazze da poco liberate in Siria. Ricucci che lavora in Rai dal 1993 e ha seguito i più importanti conflitti degli ultimi venti anni è stato sequestrato proprio in Siria il 3 aprile 2013 assieme ad altri tre giornalisti italiani. I quattro sono stati liberati dopo undici giorni di prigionia.
Greta e Vanessa sono state liberate ma non c’è stato neanche il tempo di condividere la gioia per la buona notizia che subito si sono scatenate le polemiche. Qual è il tuo giudizio sulla vicenda?
Io ho espresso subito la mia felicità per la loro liberazione e per loro famiglie per così tanto tempo hanno vissuto in preda all’angoscia. So cosa significa riacquistare la libertà. La mia prigionia è durata undici giorni rispetto ai cinque mesi e mezzo che hanno dovuto subire loro. Al confronto la mia è stata quasi una vacanza. Le polemiche, al di là del pagamento o meno del riscatto, me le aspettavo e si erano già manifestate con il video pubblicato il 31 dicembre scorso. Per un verso è giusto tenere conto di una parte di queste polemiche ma al tempo stesso dobbiamo sottolineare che sulla vicenda di Greta e Vanessa si è scatenata la peggiore macchina del fango.
Cominciamo dalle critiche più morbide. Greta e Vanessa sono state rimproverate perché si sono recate incautamente in quelle zone così pericolose
E’ stata una azione sconsiderata ed è giusto rimproverarle per questo. Che il nord della Siria fosse una zona ad altissimo rischio dove era sconsigliato andare lo si sapeva da tempo, più o meno dal mio sequestro e di quello di altri miei colleghi. Il nord della Siria, dalla primavera del 2013 è un far west dove si mescolano bande di delinquenti comuni, gruppi jihadisti oltre alla maggior parte del popolo siriano in armi raggruppato attorno al Free Sirian Army. Lo sapevano gli organismi di cooperazione internazionale e di volontariato e lo sapevano le testate giornalistiche tanto che pochissima gente ha scelto di andare in quelle zone. Chi ci è andato lo ha fatto con precauzioni estreme, adottando stratagemmi ben precisi per evitare sorprese. Perché far volontariato, fare cooperazione e assistenza internazionale non è un mestiere che si può improvvisare. I professionisti abituati ad operare nelle regioni a rischio hanno un codice deontologico e una fitta rete di contatti. Greta e Vanessa avevano ovviamente dei contatti utilizzati già nei loro viaggi precedenti ma sono partite all’avventura. La loro azione dal punto di vista degli intenti è stata lodevole ma avventata.
Incaute ma in buona fede, quindi?
Sono due ragazze generose, e veramente vogliose di dare una mano al popolo sofferente. Ci tengo a dire, soprattutto a chi fa polemica in modo gratuito, che dimentica una cosa importantissima: quella del popolo siriano è la più grande tragedia umanitaria dalla seconda guerra mondiale in poi. Dai tre milioni e mezzo ai quattro milioni di siriani sono profughi negli stati adiacenti. Tre milioni sono sfollati all’interno del paese. In pratica un siriano su due, forse due su tre, vive una condizione disastrosa. E capisco pertanto chi ha voglia di dare loro una mano.
Hai detto che alcune polemiche sono da macchina del fango, ti riferisci a chi ha azzardato l’ipotesi che loro si sarebbero fatte sequestrate per poter dare dei soldi ai combattenti siriani?
Esattamente. Trovo che queste non siamo polemiche ma speculazioni vergognose che purtroppo in un paese abituato alle macchine del fango attecchiscono facilmente. Oltretutto il momento in cui è avvenuta la loro liberazione ha coinciso con la strage di Parigi in cui, ahimé, è passata l’equazione arabo e musulmano uguale fondamentalista islamico e terrorista. Un’ equazione che purtroppo anche gran parte dei media main stream hanno accettato e veicolato. La liberazione di Greta e Vanessa che si sono spese a fianco del popolo giustamente in rivolta contro Assad è avvenuta pertanto in una situazione di risentimento e di caccia alle streghe. E trovo inaccettabile l’espressione “se la sono andata a cercare”.
In questi giorni in Europa e anche in Italia si parla incessantemente dei foreign fighters “nostrani” e dei sospettati jihadisti che circolano nei Paesi della Ue.
Abbiamo sottovalutato il sottobosco jihadistia che in questi anni è cresciuto all’interno delle nostre metropoli. Un sottobosco europeo, perché sono jihadisti europei a tutti gli effetti. Non franco-algerini o franco-tunisini come si usa ripetere. E’ come dire che io sono un italo-calabrese… Sono cittadini francesi, inglesi, italiani. E sono migliaia. Lo sapevamo e abbiamo sottovaluto il problema. Non abbiamo messo in atto nessun elemento di coordinazione a livello di forze antiterrorismo che riuscisse a bloccarne gli spostamenti. E il risultato è stata la Strage di Parigi.
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*Fonte: intervista pubblicata sul “Radiocorriere Tv”