Le accuse di Cofferati di primarie taroccate a Genova seguono quelle clamorose di Napoli e di altre città.
Ma nessuno ha mosso un dito nel PD per regolarle, mentre invece c’è già chi chiede la loro soppressione.
C’è da pensare male rispetto alla trascuratezza che ha avvolto questa conquista democratica, perché somiglia troppo alla distruzione passiva di un edificio che dà fastidio, operata bloccando la sua manutenzione solo per provocarne l’inagibilità e poi la sua demolizione per danno temuto.
Le primarie invece vanno conservate, ma con regole che le rendano impermeabili agli abusi.
Iniziando dal richiedere i requisiti minimi dell’iscrizione in appositi albi (come avviene negli USA) e della nazionalità.
Perché senza primarie, non c’è alcuna possibilità di immissione nella politica di nuove candidature esterne e complementari ai partiti.
E in questo momento di listini bloccati e concentrazione di potere nel nome della governabilità, non possiamo chiudere un’altra porta alla partecipazione ai cittadini. Perché un elettore che si sente umiliato dall’irrilevanza, è tentato a ritrovare la propria rivalsa nell’astensione.
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