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OpenCivitas.it: un altro modo di “aprire” la spesa pubblica. E provare a capirla

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Non solo numeri slegati dal contesto. L’obiettivo di OpenCivitas.it, progetto alimentato e lanciato lo scorso novembre (un mese prima di SoldiPubblici.it) dal Ministero dell’Economia e da SOSE, è quello di consentire a cittadini e amministratori locali di visualizzare il fabbisogno standard, la spesa storica e un insieme di indicatori (tra cui quelli di efficienza) per tutti i comuni e le province delle regioni a statuto ordinario. Abbiamo provato a capire luci e ombre del progetto con un’intervista a SOSE che ha sviluppato il progetto.

Come nasce il progetto OpenCivitas.it e con quali obiettivi?

Con la legge delega in materia di federalismo fiscale e le relative disposizioni attuative è stato dato l’avvio a un processo di riforma che prevede la determinazione delle metodologie utili all’individuazione dei fabbisogni standard per gli enti locali italiani. Tali attività sono state affidate a SOSE-Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. in collaborazione con l’Istituto per la Finanza e l’Economia Locale (IFEL), in qualità di partner scientifico. Al processo di determinazione dei fabbisogni standard hanno collaborato anche l’Unione delle Province Italiane (UPI) e ISTAT.

OpenCivitas è uno strumento di esplorazione e di confronto online dei dati raccolti ed elaborati per la determinazione dei fabbisogni standard. A partire dal 18 novembre 2014 i cittadini e gli amministratori locali possono visualizzare il fabbisogno standard, la spesa storica e un insieme di indicatori per tutti i comuni e le province delle regioni a statuto ordinario. Con le informazioni diffuse tramite OpenCivitas s’intende facilitare il controllo da parte dei cittadini e supportare i governi locali nell’individuazione delle migliori strategie di gestione, in modo da stimolare la responsabilità elettorale degli amministratori locali, ponendo così le basi di un processo di revisione della spesa locale che coinvolga direttamente i cittadini e gli amministratori locali.

Ad oggi, quali sono le principali funzionalità che offre Open Civitas?

In questa prima versione di OpenCivitas, i fabbisogni standard sono confrontati con la spesa storica del 2010 fornendo per ogni ente e ogni funzione/servizio fondamentale la differenza tra il fabbisogno standard e la spesa storica.

OpenCivitas è strutturata in tre sezioni. Fabbisogni standard, che permette di effettuare il confronto tra Fabbisogno Standard e spesa storica per funzione/servizio di ogni ente locale italiano. Indicatori di gestione, per entrare nel dettaglio delle scelte gestionali e organizzative degli amministratori. Confronto, dove confrontare due o più enti a livello di singola funzione/servizio, sul fabbisogno, sugli indicatori o sul questionario.

I dati sono fermi al 2010. Perchè non uscire direttamente con dati aggiornati? Quando è previsto il rilascio di dati relativi al periodo 2011-2013?

Non è stato possibile pubblicare direttamente i dati relativi al 2013 in quanto i dati successivi al 2010 non sono ancora disponibili. Le rilevazioni necessarie a misurare la spesa storica del 2011, 2012 e 2013 insieme ai nuovi dati per aggiornare i fabbisogni standard verranno chieste ai comuni a partire dal 1 gennaio 2015 con un nuovo questionario. La scelta, quindi, di considerare la spesa storica del 2010 come punto di riferimento per il confronto con i fabbisogni standard nasce dalla necessità di utilizzare, in questa prima versione di OpenCivitas, i dati certificati dell’ultimo anno disponibile all’inizio delle elaborazioni.

Posto che, in assenza di appositi indicatori, la differenza tra fabbisogno standard e spesa storica non è sufficiente a valutare l’efficienza di un ente, perché il fabbisogno standard di un Comune è un dato così rilevante, specie se rapportato alla spesa?

Il fabbisogno standard di un ente locale – determinato in base alle caratteristiche territoriali e agli aspetti socio-demografici della popolazione residente – indica il livello di spesa necessaria a finanziare, in modo efficiente, i servizi fondamentali dei comuni delle regioni a statuto ordinario con uno standard uniforme. Di conseguenza rappresenta un importante punto di riferimento rispetto al quale è possibile capire se un comune spende, non solo in più o in meno rispetto allo standard ma, anche, se spende in più o in meno rispetto ad altri enti con i quali decide di confrontarsi. Quindi, la percentuale di scostamento tra fabbisogno e spesa storica ci consente di giudicare in modo obiettivo il livello di spesa di tutti gli enti locali.

E’ chiaro però che la differenza tra fabbisogno e spesa storica, da sola, non ci permette di giudicare se la maggiore spesa rispetto al fabbisogno è indice di inefficienza o, viceversa, se una spesa inferiore al fabbisogno è indice di efficienza. Possono esserci, infatti, Enti che spendono più del fabbisogno standard, a fronte di un livello di servizi più elevato dello standard e altri enti che magari spendono meno del fabbisogno standard garantendo uno scarso livello dei servizi.

Oltre a rappresentare un importante punto di riferimento, i fabbisogni standard, insieme con la capacità fiscale (ovvero le risorse che un comune può reperire applicando le aliquote standard dei tributi locali), sono lo strumento per mettere tutti gli enti locali, all’inizio dell’anno, sullo stesso nastro di partenza. A partire dal 2015 i fabbisogni standard dei comuni, insieme alla stima della capacità fiscale, saranno funzionali al riparto di una quota del fondo di solidarietà comunale, consentendo così il graduale superamento del criterio della spesa storica ritenuto una delle principali cause d’inefficienza nella gestione della spesa da parte dei governi locali e d’iniquità nella distribuzione delle risorse lungo il territorio.

Mancano i dati (essenziali) relativi alle partecipate. Come mai? È prevista una loro implementazione? Se sì, quando?

I dati di spesa relativi alle partecipate sono stati raccolti attraverso il questionario somministrato agli Enti, ma il Decreto con cui è stato affidato il servizio (D.lgs 216 del 2010) non prevede la possibilità per SOSE di entrare nel merito della gestione delle spese relative alle partecipate. Di questo non si occupa direttamente SOSE, sebbene abbiamo richiesto al Ministero delle Finanze un intervento in tal senso.

Più in generale, qual è il calendario previsto dalla vostra road map?

Per il 2015 sono previsti diversi aggiornamenti. I principali riguardano la spesa storica per gli anni 2011-2013, il ricalcolo del fabbisogno standard, l’analisi dei trend su più annualità. A questo si aggiunge l’invio, tra fine 2014 e inizio 2015, di un questionario unico per i Comuni, Unioni di Comuni e Comunità Montane che permetterà la raccolta dei dati relativi all’anno 2013 per tutte le funzioni analizzate.

Ma, soprattutto, la SOSE ha sviluppato un modello volto a calcolare l’efficienza degli enti incrociando i fabbisogni standard con i livelli quantitativi delle prestazioni al fine di individuare in che modo ogni ente riesce a soddisfare la domanda specifica del suo territorio. Questo modello è uno strumento che permette l’individuazione della natura delle politiche appropriate a ogni specifico ente locale, dato il suo posizionamento rispetto agli altri.

Quali sono i costi di implementazione, e quale il ritorno atteso (non solo economico) del progetto?

La spesa autorizzata ammonta a € “5.000.000 per ciascuno degli anni 2011, 2012 e 2013” e quindi complessivamente a € 15.000.000, che si evidenzia sono al lordo dell’IVA .

In concreto, il corrispettivo complessivamente riconosciuto a SOSE per le attività di cui sopra (di cui il sito Web rappresenta un extra non richiesto dall’affidamento del servizio) è di € 12.385.000, al netto dell’IVA.

I ritorni derivanti da questa operazione sono molteplici e non solo di carattere economico. In primo luogo, infatti, siamo di fronte ad una evoluzione di carattere culturale, in quanto per la prima volta si da agli amministratori la possibilità di confrontarsi e ai cittadini al possibilità di controllare più facilmente l’operato dei governi locali.

Attraverso l’uso corretto di queste informazioni possono essere messe in campo delle politiche che, nel medio-lungo periodo, possono produrre dei risparmi di spesa attraverso l’adozione di forme di gestione più efficienti che da sole ripagano ampiamente il costo dell’operazione.

Allo stesso tempo si possono prevedere, a parità di spesa, dei miglioramenti nella qualità dei servizi locali.

È opportuno evidenziare, in conclusione, che la determinazione dei fabbisogni standard ha prodotto un notevole ampliamento del patrimonio informativo di supporto al decisore politico per la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni nell’ambito dei servizi sociali, dell’istruzione e dei trasporti.

Da lsdi.it


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