“Nel nostro Paese la democrazia è marcia”. “E noi giornalisti dobbiamo modificare i nostri codici di interpretazione della realtà” Intervista a Riccardo Iacona

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L’Italia non ha ancora utilizzato una parte dei Fondi europei. Quindici miliardi di euro andranno persi se non verranno spesi entro la fine di quest’anno. Il 28 settembre scorso le telecamere di “Presadiretta”, nella puntata finale della prima serie della stagione 2014-2015 hanno seguito e raccontato questo fiume di denaro arrivato in Italia e disperso in mille progetti, spesso inutili. E anche quelli validi rischiano di fallire per colpa dell’inefficienza della burocrazia. Che fine faranno i grandi progetti per la messa in sicurezza di Pompei, il recupero del centro storico di Napoli o la riqualificazione del porto partenopeo?
“Presadiretta” è tornata l’11 gennaio su Rai3 con dodici nuove puntate in prima serata ed è ripartita proprio dal tema della (mancata) valorizzazione del territorio. Ne parliamo con l’autore e conduttore Riccardo Iacona (nella foto).

Ripartite nel nuovo anno con il tema della valorizzazione del nostro patrimonio ambientale. E’ questa la sfida per far ripartire il paese?
Senza ombra di dubbio, e non a caso abbiamo voluto intitolare la prima puntata “Tesoro Italia”. Abbiamo attraversato lo stivale per capire dove investire, su cosa puntare. Il nostro paese custodisce al suo interno ricchezze talmente importanti che se fossero adeguatamente valorizzate ci farebbero uscire tempestivamente dalla crisi. Ricchezze di terra, acqua, boschi, cibo, bellezze artistiche, paesaggi mozzafiato. Ovviamente per fare questo bisogna cambiare l’idea stessa di sviluppo. I soldi devono essere investiti per completare i lavori dei cantieri, combattere l’abusivismo e riconsegnare agli italiani e al mondo un paese migliore.

Avendo girando a lungo per il paese in questi mesi da che parte pende la bilancia? Gli italiani sono ottimisti o pessimisti per il futuro?
Questo è un paese allo stremo, spossato da una recessione lunghissima ma al tempo stesso pronto a rimboccarsi le maniche. Ci sono storie straordinarie di singole donne e uomini che sono riusciti a rialzare la testa e a fare miracoli. E le racconteremo. Dalla crisi si può uscire, bisogna soltanto capire qual è la porta, dove trovare e indirizzare le risorse pubbliche da mettere sul giusto sentiero. Lo dicevamo già due anni nelle prime puntate di “Presadiretta” sul tema dell’austerità: finché non si mettono risorse nuove nel motore il paese non riparte. Per questo dedichiamo un’intera puntata al famoso cappio del “tre per cento” per capire se ce lo dobbiamo tenere al collo o meno. E ci domandiamo cosa accadrebbe se sforassimo il tetto utilizzando quelle risorse per fare i grandi investimenti pubblici di cui il paese ha bisogno.

E la bilancia della politica? Dalle ultime elezioni in poi sembra che la fiducia nelle istituzioni e nei partiti cali vertiginosamente
Ogni anno che passa la politica viene vissuta come inutile, se non dannosa, e ovviamente ciò che è emerso dalle inchieste su “mafia capitale” ha contribuito a gettare benzina sul fuoco. Il Paese è completamente distaccato dal palazzo e diminuisce il tasso di fiducia e di credibilità. E questo è un rischio grave. Perché è come se si abbassasse il sistema immunitario del paese. Siamo già malaticci e con le difese basse può succedere di tutto e di più. Per questo è urgente prendere il timone della barca e decidere rapidamente dove puntare la prua.

La crisi di fiducia nella politica contribuisce anche al calo di attenzione nei talk show?
In parte è inevitabile e l’arena dei politici che si confrontano e scontrano non appassiona più. Ma è anche vero che gli stessi talk potrebbero raccontare la politica diversamente, allargare i contenuti, raccontare storie sempre nuove. Il mondo è cambiato, e nel nostro Paese la democrazia è marcia, il male è entrato in profondità e c’è bisogno che ognuno faccia il proprio lavoro onestamente. E dobbiamo rendercene conto anche noi giornalisti e modificare i nostri codici di interpretazione della realtà.

Come si esce dalla palude?
Il punto dirimente nelle prossime settimane sarà l’elezione del presidente della Repubblica. Per come la vedo io tutta questa velocità di Renzi si sviluppa prevalentemente sul terreno della comunicazione e meno sui fatti. E quindi mi auguro che all’indomani dell’elezione del Capo dello Stato “si cambi davvero verso” come ama dire il nostro presidente del Consiglio. Per quanto riguarda il nostro settore, l’informazione, continuo a porre alcune domande urgenti: quando la faranno la riforma della Rai? Quando cambieranno la governance? Quando toglieranno l’abbraccio della Rai con i partiti politici? Spero che questi interrogativi non rimarranno a lungo elusi.

Intervista a cura di Stefano Corradino pubblicata sul Radiocorriere Tv

twitter s_corradino


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