Treno notte delle 20.59
11 gennaio, 2015
Parigi – Milano Centrale
Sono in uno scompartimento a 6 posti.
Il treno si chiama pomposamente Thello.
In realtà le carrozze su cui viaggio sono “vecchie” di almeno vent’anni.
Le ricordo bene perché per tanti anni le ho usate da Bruxelles a Milano Centrale e viceversa.
Erano i tempi in cui non esistevano le low cost.
Nello scompartimento a 6 posti sono l’unico europeo.
Gli altri compagni di viaggio sono un afgano, un indiano e tre marocchini.
Nessuno parla italiano. Nonostante questo inizia un dialogo in francese in cui ci si capisce senza badare troppo alla forma.
Familiarizzo con Mohammed, un simpatico marocchino di Casablanca.
Tutti hanno partecipato alla grande manifestazione contro il terrorismo e sono incuriositi da un italiano che è venuto a Parigi per manifestare.
Verso le nove e trenta decidiamo di provare a dormire sapendo che nella notte saremmo stati svegliati per i controlli frontalieri. In fondo sembra che per i treni notte Schengen non esista.
E i controlli sono ancora quelli di una volta.
Ore 4 della notte, la porta si apre violentemente, viene accesa la luce alla sua massima intensità e un finanziere esordisce urlando: ”Maometto”.
Nessuno risponde e allora insiste: “chi è questo Maometto”.
Con gli occhi ancora assonnati guardo il mio amico Mohammed.
Senza parlare ci capiamo al volo e io dico al finanziere: “forse cerca il ragazzo nel letto medio di destra che si chiama Mohammed e non Maometto”. Lui risponde in italiano, guardando indispettito il marocchino: “perché non hai risposto quando ti ho chiamato Maometto”.
Io provo a spiegargli che il ragazzo non capisce l’italiano.
Se ne va indispettito e parlando al collega ad alta voce dice: “facciamo una verifica sul permesso di soggiorno di Maometto”.
Proviamo a ridormire.
Alle 6.40 arriviamo a Milano Centrale (con “soli” 40 minuti di ritardo) senza che nessuno ci risvegli. Evidentemente Maometto aveva il permesso di soggiorno regolare. Chissà quello di Mohammed…