Con un ampio discorso , il procuratore generale presso la Corte di Appello di Palermo, Roberto Scarpinato, ha aggiunto un tassello centrale e articolato allo scontro in atto tra una parte notevole della magistratura italiana e la politica legislativa che da un anno sta conducendo il governo Renzi e il guardasigilli Orlando che nei giorni scorsi ha sottolineato l’importanza della lotta contro la corruzione pubblica e privata che caratterizza il nostro Paese.
Scarpinato, che era stato autore anni fa con il giornalista Saverio Lodato di una lunga intervista intitolata Il ritorno del principe (uscito con le edizioni Chiare Lette re), ha impostato con grande chiarezza il suo discorso traendo dati importanti da uno studio statistico con dotto dal Dipartimento di Amministrazione Pubblica del Ministero della Giustizia e sottolineando subito che, secondo lo studio,” l’attuale composizione sociale della popolazione carceraria è per molti versi analoga a quella dell’Italia del 1860-61. Oggi come ieri in carcere ad espiare la pena finiscono soprattutto esponenti dei ceti popolari e coloro che occupano i gradini più bassi della piramide sociale, oltre che gli esponenti della criminalità organizzata.
La quota di colletti bianchi in espiazione di pena è statisticamente irrilevante. Quanto ai detenuti in regime di custodia cautelare, nell’audizione del Ministro della Giustizia, si segnalava che su un numero complessivo di 24.744 unità, il numero delle persone in stato di custodia cautelare per reati di corruzione alla data del mese di ottobre 2013 era di 13 unità. Tali dati statistici sono in contrasto stridente con la realtà sociale che evidenzia il crescente protagonismo criminale di segmenti significativi delle classi dirigenti. Ed ha sottolineato allo stesso modo alcuni dati che provengono proprio dalla regione siciliana:” Le relazioni delle procure della repubblica del nostro distretto sui procedimenti per reati di corruzione, di concussione ,di abuso del potere pubblico, compongono un quadro globale di devastante gravità per il numero dei soggetti coinvolti, per i loro ruoli apicali, per le loro condotte, per la vastità e il radicamento delle reti corruttive, per l’omertà blindata che continua a coprire le pratiche corruttive, quasi superiore a quella mafiosa, per la straordinaria ed ingentissima entità dei fondi pubblici depredati e distolti dalle loro finalità istituzionali.
Basti considerare che in uno dei procedimenti in corso, i fondi pubblici depredati ammontano a cento milioni di euro e che in tanti altri processi le cifre sono di poco inferiori e, nel loro insieme, assommano a miliardi di euro.” L’analisi e la denuncia sono impressionanti ma scommetto senza timori che né la stampa italiana né i canali televisivi dedicheranno molto spazio al discorso di Scarpinato.