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Lutto nella musica, si è spento Pino Daniele

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Il cantautore napoletano è stato stroncato da un infarto a soli 59 anni

Di Alessandro Ceccarelli

“E te sento quanno scinne ‘e scale 

‘e corza senza guarda’ 

e te veco tutt’e juorne 

ca ridenno vaje a fatica’ 

ma mo nun ride cchiù. 

E luntano se ne va 

tutt’a vita accussì 

e t’astipe pe nun muri’. 

E aspiette che chiove 

l’acqua te ‘nfonne e va 

tanto l’aria s’adda cagna’ 

ma po’ quanno chiove 

l’acqua te ‘nfonne e va 

tanto l’aria s’adda cagna’”

(Quanno chiove) 

Una perdita immensa

Il mondo della musica italiana ha perso uno dei protagonisti assoluti degli ultimi 40 anni: è morto a soli 59 anni Pino Daniele, chitarrista, compositore e arrangiatore. Era senza ombra di dubbio uno dei più grandi musicisti del nostro Paese che nel corso della sua straordinaria carriera ha collaborato con i migliori artisti internazionali. Pino Daniele era uno strumentista autodidatta e colto, dotato di una profonda sensibilita’ e con una visione della musica a 360 gradi. Ha suonato con colleghi blasonati come Wayne Shorter, Pino Daniele, Alphonso Johnson, Carlos Santana, Nana Vasconcellos, Chick Corea e Al Di Meola solo per citare quelli più famosi. Ha composto alcuni capolavori come “Pino Daniele”, Nero a meta”, Vaimo’ e “Bell ‘mbriana”. Si  è spento stroncato da un infarto la scorsa notte a Magliano in Toscana.

Le origini: La galassia musicale napoletana

Pino Daniele è uno dei musicisti e compositori più importanti e innovativi emersi in Italia nella seconda metà degli anni ’70. Dopo due ottimi album in cui il cantautore napoletano stava cercando di perfezionare il suo stile, con “Nero a metà”, pubblicato nel 1980, raggiunge la completa maturità stilistica. Le canzoni sono di altissimo livello, ottimamente arrangiate grazie anche ad un gruppo di musicisti tra i migliori in circolazione nel nostro Paese.

L’originalità della musica di Pino Daniele sta soprattutto nell’abilità di aver fatto convivere linguaggi come il blues, il jazz e la tradizione napoletana.

Già nel primo album “Terra mia” (1977), l’allora ventiduenne chitarrista aveva scritto il suo manifesto musicale con il brano “Napule è”, una canzona struggente, profonda e melanconica, in cui aveva descritto lucidamente il contraddittorio universo umano della sua città.

Sin dalla fine della seconda guerra mondiale, Gli Stati Uniti, avevano scelto come base della loro flotta nel Mediterraneo, la città di Napoli. Grazie alla presenza di numerosi marinai e militari statunitensi, avvenne pian piano la fusione tra la musica nera americana e quella bianca del capoluogo partenopeo. Da qui l’azzeccato titolo “Nero a metà”.

Pino Daniele nasce a Napoli il 12 marzo del 1955. Comincia la sua carriera artistica con il gruppo “Batracomiomachia”, poi nel 1975 inizia l’attività di session man, suonando nell’album che Mario Musella registra per la King di Aurelio Fierro e che rimane inedito fino al 2012, anno in cui viene pubblicato con il titolo “Arrivederci”, e, l’anno seguente, in “Suspiro” di Jenny Sorrenti, in “Le due facce di Gianni Nazzaro” (cantando anche i cori nella canzone “Me ne vado) ed accompagnando in tour Bobby Solo.

Sempre nel 1976 entra a far parte, come bassista, del gruppo jazz-rock dei  Napoli Centrale, dove incontra James Senese, figura centrale nella futura carriera del chitarrista.

Verso la fine dell’anno Claudio Poggi, produttore discografico della EmiItaliana, ascolta una cassetta provino con alcuni brani originali del giovane Daniele, che decide di seguire discograficamente. Già a metà anno quindi viene inciso un 45 giri contenente le canzoni “Che calore” (inizialmente però intitolato “Ca calore”, con la dicitura napoletana più marcata) e “Furtunato”.

Il trionfo di “Nero a metà”

Anche se i primi due album furono molto apprezzati dalla critica e dal pubblico, le ambizioni d Pino Daniele non erano ancora appagate e soddisfatte. Intanto organizzò il gruppo per le registrazioni del nuovo disco. La band era composta da James Senese ai sassofoni, Ernesto Vitolo alle tastiere, Gigi De Rienzo al basso, Rosario Jermano alle percussioni, Karl Potter alle congas e Mauro Spina alla batteria. Con questi musicisti tra l’ottobre del 1979 e il gennaio 1980, Pino Daniele registrò “Nero a metà”, probabilmente il suo vertice artistico di sempre. Il disco è quasi composto da “classici”, ovvero brani che hanno fatto la storia della sua carriera. “I say i’ sto cca”, la straordinaria “Quanno chiove”, “Voglio di più”, “Appocundria” e “A me me piace ‘o blues”.

“Nero a metà”, segna la definitiva maturità artistica e la consacrazione di un musicista che nel giro di tre anni ha fatto passi da gigante. L’album è perfetto sotto ogni punto di vista, dagli arrangiamenti sofisticati, alle parti soliste, al perfetto equilibrio tra sonorità acustiche ed elettriche; tra il bianco e il nero. Pino Daniele crea un nuovo sound italiano: una mirabile fusione tra il blues, il jazz e la tradizione della canzone napoletana che sarà la sua cifra stilistica negli album seguenti. La sua musica sarà sempre più internazionale, senza confini tra i generi. Anche il riscontro delle vendite fu immediato. L’album sarà uno dei dischi più venduti del 1980 e per molti mesi stazionò nei vertici della classifica dei 33 giri. Da questo memorabile album la carriera di Pino Daniele cambiò per sempre. Era nata una super star tutta italiana.

Da dazebao.it

 


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