#Siamotuttiriky è l’hasthatg su Twitter che in queste ore, in vista dell’udienza preliminare, unisce le persone che vogliono bene a Riccardo Magherini. E che insieme chiedono Verità e Giustizia non soltanto per l’ex calciatore viola, ma “per tutte le persone che sono morte per gli abusi di Stato”, dice dice il fratello Andrea Magherini. “Lo facciamo per il figlio di Riccardo, Brando, che ha tre anni e dovrà crescere senza padre – continua – e lo facciamo perché non riaccada più. Perché se deve servire a qualcosa la sua morte, deve essere questo. E Riccardo ci avrà fatto l’ultimo regalo”.
Chiedono chiarezza su come sia morto, quella notte tra il 2 e 3 marzo, per le vie del centro storico di Firenze, nel Borgo San Frediano, mentre veniva sottoposto a fermo dai militari dell’arma. Mentre chiedeva “inginocchiato, a mani giunte, aiuto”. Giovedì alle 10, al tribunale di Firenze, il primo passo del processo che vede imputati per omicidio colposo tre soccorritori dell’ambulanza e quattro carabinieri.
Cosa vi aspettate da questo processo?
Io sono sicuro che sarà il primo passo verso la verità. Questo dovrà essere il processo spartiacque anche per gli altri casi. Perché questa morte è avvenuta per le strade, davanti agli occhi di tanti testimoni affacciati alle finestre, che oggi raccontano di come mio fratello fu preso a calci dai carabinieri. Perché c’è un’autopsia che parla chiaramente di morte per soffocamento. Perché i militari non hanno rispettato il protocollo. Ci sono così tanti i tasselli che non potrà essere che così. Finalmente ci sarà un giudice a Berlino.
Né l’autorità giudiziaria, né le forze di polizia hanno richiesto copia delle riprese delle telecamere della Dia, la cui sede si trova a 500 metri da dove tuo fratello venne fermato e dove è stato ritrovato un bossolo. Il Comune di Firenze ha cancellato le immagini delle sue telecamere dopo 7 giorni, come da prassi. Pensi che questo conterà a processo?
A condizionare questi processi sono le indagini e purtroppo anche in questo caso hanno lasciato tanti punti interrogativi. La acquisizione delle riprese delle telecamere della Dia, ma soprattutto il tentativo sin da subito di creare una storia diversa, cercando di dipingere Riky come un drogato, “un energumeno” che girava di notte “a d’orso nudo” – dorso con l’apostrofo, come hanno scritto i carabinieri nei verbali -. Ma non ce l’hanno fatta. Questa storia è stata smontata da tutte le persone che gli vogliono bene. Come raccontano le scritte I love Riky comparse per le vie di San Frediano dopo la sua morte, scritte che abbiamo preso a simbolo della nostra battaglia contro gli abusi di potere e le ingiustizie (anche attraverso il profilo Twitter @RikyMagherini). Come dicono le 14mila iscrizioni alla pagina Facebook Gli amici del Maghero. È questa l’immagine di Riccardo: non ce l’hanno fatta a farlo morire due volte. Riky ha già vinto per tutto l’amore che ha creato attorno a sé.
Qual è stato, secondo te, l’atteggiamento della stampa in questo caso?
Negli Stati Uniti quando Eric Garner è morto soffocato nello stesso modo di Ricky, la stampa si è ribellata, unita nell’indignazione verso questi abusi. Purtroppo in Italia non è accaduta la stessa cosa. Qui si aspetta sempre, si ha paura di pestare i piedi a un’istituzione quale l’Arma. Ma la nostra battaglia è contro quei 4 carabinieri, non certo contro lo Stato.