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La satira non sopporta bavagli

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Ricercati, “Dead or alive” per i crimini commessi contro l’Islam. Nel marzo 2013 la rivista Inspire aveva pubblicato una lista nera di 10 individui considerati “scomodi” per la religione islamica.  Da lunedì 7 gennaio 2015, l’elenco degli indesiderati si è ridotto a 9; Stephane Charbonnier (“Chab”), storico direttore della rivista satirica Charlie Hebdo, è infatti rimasto vittima di un attentato terroristico che ha coinvolto altre 11 persone.

Chab ha pagato con la vita la mordacia e l’irriverenza del suo Charlie Hebdo, un periodico settimanale la cui tagliente ironia animava la satira francese dal 1970. Il suo ricordo verrà sempre associato a quello di un uomo forte e determinato , un giornalista-vignettista capace di filtrare il grottesco della quotidianità attraverso la consapevolezza critica di un sorriso spontaneo. Stephane Charbonnier ha smascherato per anni i vizi e i malcostumi di politici e religiosi; ha dipinto con sarcasmo la corruzione dei potenti, enfatizzando i paradossi della società contemporanea.

Chab rimarrà un esempio per le generazioni future. Il suo lavoro ci ha trasmesso la necessità di battersi per i propri diritti, di credere nelle proprie battaglie e di rivendicare la libertà d’espressione, sempre, comunque e dovunque. L’aggressione a Charlie Habdo rappresenta solo l’ultimo capitolo della travagliata storia di un genere letterario di tradizione secolare. Nata da una costola del teatro comico greco, la satira è sempre stata uno dei pochi strumenti caricaturali per fustigare i gruppi dominanti.

In Italia, dopo i grandi maestri latini, Ariosto prima, e Parini poi, si sono affermati come ideali paladini del motto e della beffa. Con le prime riviste ad hoc (inizio 900’) il confine tra ironia e diffamazione ha assunto caratteri sempre più sfumati tanto da indurre la corte di cassazione a pronunciarsi definitivamente sulla questione (sentenza n. 9246/2006). Attualmente la satira, intesa come “manifestazione di pensiero” che, criticando soggetti/argomenti di interesse pubblico, risulti condotto finalità etiche, è tutelata dagli art. 21 e 33 della costituzione. Più in generale, il diritto alla satira è riconosciuto laddove il ricorso alla stessa sia occasionato da fatti di cronaca e possa vantare coerenza causale con la dimensione pubblica del soggetto irriso.

La satira religiosa, il vero oggetto dell’attentato francese,  è argomento ancor più spinoso: mentre per i personaggi noti che svolgono “funzioni terrene” vigono le stesse norme della satira tradizionale, i simboli e le entità spirituali sono invece tutelate dall’art. 19 della costituzione e dagli art. 403, 404 e 405 del codice penale. Scagliarsi contro una comunità religiosa in senso lato comporta infatti il ricorso ad una serie di stereotipi e luoghi comuni facilmente riconducibili alla discriminazione razziale.

Al di là di leggi e cavilli, in Italia la libertà d’espressione è ancora lontana da quanto postulato dalla carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. La consapevolezza che tutti abbiano il “diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” deve rappresentare un potente incentivo di dissuasione nel cammino per la totale affermazione dell’individuo e dei diritti riconosciutigli. Stephane Charbonnier è morto per difendere tutto questo; nel ricordo di chi non ha mai smesso di essere libero, il mondo si stringe nel ricordo di Chab: #JeSuisCharlie

PER SAPERNE DI PIU’:

– Il diritto alla satira: http://www.difesadellinformazione.com/57/il-diritto-di-satira/
– Art. 19 costituzione: http://www.jus.unitn.it/cardozo/obiter_dictum/cost/art19.htm
– Art. 403, 404, 405: codice penale: http://www.altalex.com/index.php?idnot=36765


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