L’ex Cavaliere perderà la sua battaglia per il Quirinale ma il patto del Nazareno non morirà, anche a costo di sbaraccare quello che resta di Forza Italia. Mai come in queste ore è stato possibile misurare la rilevanza del conflitto di interesse nella storia di questo ventennio.
Quella che era stata una delle armi vincenti di Berlusconi e della destra si è ora tramutato in una sorta di cappio al collo per lui e la sua parte.
L’ex Cavaliere, espresso il suo livoroso veto contro Prodi (per altro prontamente accettato), non ha più nulla da dire e da fare.
Non ha mai amato la gente come Mattarella, persona perbene e sobria, e non ha mai dimenticato la sua opposizione alla legge Mammí e i suoi voti contrari alle leggi ad personam e ad aziendam.
Eppure dovrà digerirlo, i proclami di guerra sono solo di facciata, parole in libertà destinate a durare un istante, forse anche meno, tanta è la paura che Renzi possa prenderelo sul serio.
Subito dopo il voto, salvo sorprese da casa Pd, non potrà che alzare i toni in pubblico e correre al Nazareno in privato, per continuare a chiedere la grazia e non solo in senso simbolico.
Sarà pure un paradosso, ma chi oggi vuole davvero ricostruire una presenza di destra dovrebbe “Liberarsi del Papi” e fare quello che non ha voluto fare il centrosinistra: una legge sul conflitto di interessi. Sino a quando questo nodo non sarà stato sciolto, la destra non avrà alcuna autonomia dagli interessi del capo proprietario e il patto del Nazareno non sarà definitivamente sepolto.
* Fonte: “Il Fatto Quotidiano”