Il sanguinoso, crudele, assurdo come non mai, attacco alla libertà di stampa, impone a distanza di 13 anni da quello alle Twin Towers, una maturità di ragionamento e di atteggiamento che non sempre in questi anni è prevalso.
Allora il dibattito si polarizzò nel celebre botta e risposta tra la Fallaci “non capite o non volete capire che qui è in atto una Crociata alla rovescia”e Terzani che le risponde: “non è l’ atto di ‘una guerra di religione’ degli estremisti musulmani una Crociata alla rovescia, come la chiami tu”.
Nel frattempo abbiamo capito e visto molte cose, una delle quali è la necessità di discriminare, tra quella sparuta super minoranza di terroristi che si fa scudo di slogan islamici e l’immensa maggioranza di popolazione di fede islamica che non ha dubbi: qualunque progetto di Califatto è fuori dalla storia e da qualunque ispirazione religiosa. E’ questo che l’attentato di Parigi ci impone, quello di dire, on est tous Charlie ma anche quello di rendere evidente che non ci lasceremo prendere da una nuova follia di immaginare che la risposta sia una crociata.
Isolare quello sparuto gruppo di terroristi, servirà non solo a proteggerci meglio, ma dimostrerà che la nostra società ha la capacità di non cadere nelle provocazioni di chi urlando “Allah u Akhbar” e uccidendo a sangue freddo spera di innescare una “guerra di civiltà”.