#nodiffamazione è la (nostra) ennesima petizione al nostro (ennesimo) governo affinché rispetti e si sforzi d’entrare nel senso profondo del costituzionale articolo 21. Così come ‘sto governo sta impostando il sacro diritto alla libertà d’espressione ci viene da preferire il carcere ché da quello prima o dopo almeno si esce. Dal nodo attorno al collo pronto a scorrere sotto una legislativa spada di Damocle che precipita sulla testa dei sudditi secondo i voleri del potente, non si esce più. Ogni giorno ne abbiamo dimostrazione. E’ tra l’altro di questi giorni l’archiviazione dei procedimenti contro il collega Ranucci di Report -alle assoluzioni peraltro si dà mai troppa pubblicità- intentatigli a seguito di un servizio che la magistratura ha dichiarato professionalmente corretto e privo di ogni indizio di reato. Chi lo accusò e denunciò alla Procura della Repubblica -principalmente il sindaco Tosi- sostenne “… cercando di acquisire la necessaria documentazione con metodi illeciti, e con l’uso di denaro pubblico ha cercato di costruire una trasmissione per distruggere una persona ritenuta evidentemente un avversario politico…” Non solo falso, ma sembra addirittura che i file audio depositati agli atti con la querela siano stati manipolati per fornirli di valenza diffamatoria e dunque per creare prove false contro il giornalista. Questo è sistema utilizzato in quei Paesi dove non c’è libertà d’espressione e vige la censura. E’ indegno, vergognoso in stato di diritto esserci dentro.
Je suis Charlie, ma non per morire sempre!