Il secondo califfato di Abur Bakar al Baghdad rischia di diventare, ha ricordato a ragione l’economista internazionalista Loretta Napoleoni in un saggio sull’ISIS appena pubblicato in Italia da Feltrinelli, rischia di diventare il “modello autentico” del terrorismo nel ventunesimo secolo e di scalzare Al Qaeda come centrale mondiale del terrore. Di recente dal Sinai è arrivata la notizia che il gruppo jiadista Ansar Bayt al-Maqdis ha giurato fedeltà allo Stato islamico e si tratta soltanto dell’ultimo gruppo in ordine cronologico che stringe un patto con gli uomini del Califfo ma ci sono movimenti che vanno in questa direzione anche in Somalia e Nigeria. Per non parlare della Libia dove i seguaci salafisti indossano già le uniformi delle truppe del Califfato e addestrano le “reclute” provenienti da altri Paesi.
Cinquemila soldati pronti a immolarsi per la “guerra giusta”, espressione che traduce a modo suo il termine arabo jiad solo dalla Tunisia e poi c’è il Marocco, l’Algeria e varie aree del Maghreb da dove l’ISIS trova braccia e vite umane da arruolare per la costruzione di un Califfato sempre più vasto e grande. Una catena di montaggio del terrore che sta raccogliendo sempre più consensi all’interno del mondo jiadista. “Chiudere un occhio su quello che sta accadendo in Libia e in Egitto è preoccupante” -ha detto il capo del gruppo jiadista del Sinai- Anche al Qaeda puntava a costruire un Califfato attraverso una rete del terrore.
Ma quello che che i qaedisti non sono riusciti a realizzare lo sta facendo adesso l’ISIS, che il Secondo Califfato tra Siria e Iraq sta rinvigorito in tutto il territorio mediorientale grazie a mezzi tecnologicamente più avanzati rispetto a quelli usati fino ad oggi. L’ISIS, insomma, e questo è il punto più inquietante, gode di un forte potere di attrazione verso gruppi terroristici sparsi in vari paesi di quella zona e che giurano fedeltà al Califfato perché vedono in al Baghdad la possibilità di realizzare i loro obbiettivi e di estendere il Califfato in tutto il Medio Oriente. Quest’ultimo, dopo la Libia, potrebbe travolgere l’Egitto. E, se crolla l’Egitto come un macabro effetto domino il prossimo Paese destinato a crollare è la Giordania e da lì la porta verso l’Arabia saudita è aperta.
Insomma – pensa Amer al Sabaileh, analista geopolitico giordano ed esperto di antiterrorismo – Stati Uniti ed Europa sembrano non rendersi conto che è necessario intervenire subito, a cominciare dalla Libia perché è da lì che l’ISIS trae la sua linfa ed è quello l’epicentro del terrore, da dove i terroristi pensano di conquistare tutto il Medio Oriente ma anche il Mediterraneo. Il gruppo terroristico che viene dal Sinai è composto da beduini locali e da qualche miliziano straniero. Le sue prime azioni risalgono al luglio 2012 quando ha rivendicato la responsabilità di una serie di bombe contro un gasdotto che trasporta gas dall’Egitto ad Israele. I membri del gruppo si rifanno all’ideologia terroristica di Al Qaeda e comunicano con gli altri uomini della rete jiadista attraverso Internet. Utilizzano i kamikaze e hanno realizzato attentati che mostrano l’arrivo di finanziamenti dall’estero come avviene di solito nel caso dell’ISIS. E in Libia hanno ormai raggiunto il controllo di gran parte del territorio che è diventato un gigantesco campo di reclute. Anche gli jiadisti di Boko Aran in Nigeria non sono insensibili alla sirena terroristica del l’ISIS. Secondo Al Arabiya, il leader del movimento nigeriano, Abu Bakr Shekau ha giurato fedeltà ai sunniti del lo Stato islamico nel mese di luglio 2014. Il che significa che anche la “costola” somala di Boko Aran, i terroristi di AlSchabab potrebbero presto fare lo stesso salto e passare dalla fedeltà ad al Qaeda a quella per alBaghdadi.
I terroristi hanno rapporti con i pirati che assaltano navi e petroliere e il fenomeno della pirateria nelle acque somalo-indiane rappresenta un pericolo ancora notevole. Ma il centro del pericolo si trova in Libia da dove le truppe del Califfato possono penetrare in Medio Oriente passando dall’Egitto ed estendere il loro dominio sugli altri Paesi arabi. E magari attraversare il mare e sbarcare in Europa realizzando il sogno del califfo al Baghdadi di attaccare gli infedeli del vecchio Continente. E’ questo il pericolo maggiore se Stati Uniti ed Unione Europea continueranno a prestare una scarsa attenzione allo “Stato del terrore” che, malgrado l’evidenza dei fatti, continua a fingere di ispirarsi al profeta dell’ISLAM.