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Il mio presidente salirebbe a piedi al Colle tra due ali di folla in festa

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Sandra Bonsanti

Il mio Presidente, appena eletto, non tirerebbe dalla tasca dei pantaloni un discorso già scritto da qualcuno, ma farebbe un largo sorriso a tutti i parlamentari assiepati nell’aula e prenderebbe la parola: “Cari elettori – direbbe all’incirca – vi ringrazio di avermi eletto, non so se merito la vostra fiducia, ma per me è importante soprattutto avere la fiducia dei cittadini italiani che non hanno più nessuno in cui credere e a cui fare affidamento. Vi parlo dunque senza tanti giri di frase e col cuore in mano. Prima di tutto voglio dirvi che quelle riforme della seconda parte della Costituzione, l’abolizione del Senato e la legge elettorale che è stata approvata anche dal Senato sono un immenso pasticcio. E questo è il meno. La cosa grave è che possono aprire la strada ad avventure che il nostro Paese, tanto bello ma anche un po’ bizzarro, ha già corso nel passato e non vedo proprio perché si debba rischiare di correrne di nuove nel futuro. Con questo voglio dire che io non metterò mai la mia firma sotto un testo che smantelli la Costituzione del ‘48. Una cosa è aggiornarla e applicarla, un’altra è buttarla alle ortiche. In questi anni vi hanno riempito la testa di falsità. Non firmerò nemmeno quel provvedimento del 3%. E non firmerò una riforma della giustizia che non tenga conto delle richieste della magistratura. Siccome noi siamo uno dei Paesi col più alto tasso di corruzione vi prego di fare in fretta leggi per ostacolarla, e soprattutto il falso in bilancio. Infine, vi dico che la mia interpretazione della democrazia è la stessa che dette Salvemini e che Calamandrei citava a ogni piè sospinto: ‘La libertà politica è il diritto di non essere d’accordo con gli uomini che controllano il governo. Da questo diritto derivano tutti i diritti di un cittadino in un regime libero’”. Il mio presidente a questo punto tirerebbe ancora un sospiro e direbbe: ”Sto pensando di sciogliere le Camere. Questo Paese ha bisogno di esprimersi. Con una legge elettorale che rispecchi le scelte dei cittadini”. Il discorso del mio presidente passerebbe alla storia, così come le espressioni terree dei ministri e dei parlamentari. Lui salirebbe a piedi verso il Quirinale, accompagnato da due ali di folla.

Il Fatto Quotidiano, 28 gennaio 2015

Da libertaegiustizia.it

 


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