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I piccoli e i grandi nell’Italicum

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Mancano pochi giorni alla ripresa dei lavori in Senato sulla legge elettorale. Nel testo attuale, tra i punti critici ci sarà anche la questione della  soglia di sbarramento giacché nel testo attuale la soglia di sbarramento è fissata al tre per cento ma negli accordi fissati tra Renzi e Berlusconi nel patto del Nazareno soltanto chi raccoglierà il tre per cento otterrà seggi in parlamento e gli altri resteranno fuori. Infatti, nel gennaio 2014, e nel te sto recepito all’atto dell’approvazione, nel marzo 2014, lo schema concordato era completamente diverso e prevedeva l’8 % per le liste che decidevano di presentarsi da sole e una soglia molto più bassa, il 4,5% per quelle che sceglievano di entrare in una coalizione. In questo secondo caso però lo sconto si applicava solo se la coalizione avesse preso almeno il 12% dei voti validi.

Era uno schema ingegnoso che spingeva i piccoli partiti ad allearsi con quelli più grandi e nelle intenzioni di Verdini e Berlusconi puntava a far sì che Forza Italia potesse di nuovo aver la funzione storica di aggregare tutte le forze di destra che compongono il variegato mondo dell’orizzonte italiano. Lo schema era già presente nella legge Calderoli ed esiste tuttora nel cd Porcellum  dichiarato incostituzionale dalla Consulta. In quel sistema le soglie sono molto diverse tra la Camera e il Senato nel senso che alla Camera lo schema è 4-2-10 e al Senato 8-3-20.  Il primo numero è la soglia per i partiti singoli, il secondo per quelli accoppiati e il terzo per le coalizioni dei partiti che si presentano insieme. E lo stesso meccanismo esiste in molti sistemi elettorali ragionali a dimostrare che si tratta di un elemento che è sempre piaciuto ai nostri partiti.

Ma i tempi sono cambiati e Renzi, approfittando di una opportuno che gli è stata offerta dal nuovo Centro-destra di Angiolino Alfano, questi ha deciso di accettare uno scambio tra un sistema che rende i piccoli partiti irrilevanti e una bassa soglia che gli garantisca la sopravvivenza come entità autonoma. Così è nato il nuovo Italicum con il premio che non va più alle coalizioni ma soltanto alla lista più votata e la soglia unica al 3 per cento. Le due cose si tengono insieme. Se il premio di maggioranza va solo alla lista non c’è più ragione di avere un sistema di soglie scontate. Basta una soglia unica. Ed è giusto che sia più bassa di quella del tutto spropositata dell’ 8 % prevista all’inizio. Qualcuno obbietterà che il 3% è una soglia molto bassa. Lo è. In effetti non sarebbe uno scandalo se fosse portata al 4 % come per le elezioni europee. Ma per l’Italicum e le elezioni politiche interne, tutto sommato, può essere giustificata. Visto che il premio, così come è congegnato, garantirà la maggioranza assoluta dei seggi al partito che vince, il governo non dipenderà più ,come avveniva con il Mattarellum  e poi con il Porcellum dalla fedeltà dei piccoli partiti. Il premio riduce il potere di ricatto dei piccoli perché elimina il loro potere di coali zione. Sparendo le coalizioni, spariscono anche i ricatti.

In fondo che in parlamento ci siano partiti con il 3 per cento serve a garantire un diritto di tribuna e quindi a favorire una maggiore rappresentatività, il che non è un aspetto negativo del sistema. La cosa strana è la scarsa reazione negativa dell’uomo di Arcore che danneggia indubbiamente il piano precedente di Berlusconi di ricompattare il centro-destra intorno a Forza Italia. Ora per vedere se tutto questo andrà avanti occorre aspettare il voto in aula al Senato e l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Un’attesa in fondo di qualche settimana soltanto per capire se il governo ce la farà o si preparano invece novità di rilievo sul vicino futuro.


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