Alle 7 di stamattina si sono aperti 19.449 seggi per le elezioni legislative il cui risultato potrebbe avere cruciali ripercussioni politiche non solo in Grecia ma in Europa. Gli aventi diritto al voto sono 9.808.760 (su poco più di undici milioni). Le operazioni di voto si concluderanno alle 18. Per le 21 attesi i risultati finali.
Per capire il baratro sociale in cui è precipitata la Grecia di Samaras occorre uscire dal centro e dai fasti di via Ermou – una sorta di via del Corso greca – e andare a Nea Smirni, periferia di Atene, a venti minuti di tram da piazza Syntagma. Lì c’è uno dei tanti ambulatori sociali autogestiti dai volontari di Syriza, il partito di Tsipras, il leader della sinistra radicale favorito nelle elezioni di oggi. Tra i volontari c’e Maria, cardiologa: “assistiamo i cittadini poveri, privi di copertura sanitaria’ dice ‘le prime vittime della crisi e delle politiche di austerità imposte dall’Europa”. Sono tre milioni i greci che non hanno diritto alle cure, il 30% della popolazione, e crescono di numero, giorno dopo giorno. E’ in queste condizioni che la Grecia oggi andrà alle elezioni più importanti della sua storia.
Ma la crisi ad Atene la scorgi dappertutto. Nelle fermate della metropolitana chiuse, come quella della centralissima piazza Klathmonos (dove ha sede il comitato elettorale di Syriza), sotto i portici delle strade del centro, divenute l’ultimo ricovero dei tanti poveri privi di dimora, o tra le strade di Plaka, il quartiere della ‘movida’ che si stende ai piedi del Partenone: ristoranti vuoti (il venerdì sera), strade deserte e poco illuminate.
E’ il frutto delle politiche di rigore imposte dalla Troika e applicate diligentemente dai governi degli ultimi anni: come quello guidato dal Pasok (l’equivalente del Pd italiano), oggi quasi completamente ‘risucchiato’ da Syriza (i sondaggi lo danno al 5%), additato da tutti come il primo responsabile del disastro sociale in cui è precipitata la Grecia. O come l’esecutivo di Nuova Democrazia, guidato da Samaras, l’ultimo esecutore materiale dei diktat europei, oggi dato per secondo dai sondaggi.
Ma è su Syryza, su Alexis Tsipras che, in questa domenica di attese e speranza, si concentra l’attenzione dei media (più di ottocento giornalisti accreditati dal tutto il mondo), degli altri governi europei e dei tanti cittadini che nella eventuale “svolta” greca” vedono le basi di un cambiamento epocale per tutta l’Europa. Ed è per questo che ad Atene, in questi giorni, sono giunti centina di militanti anche dall’Italia. Si definiscono Brigata Kalimera – che in greco significa buongiorno – e sono coordinati da Raffaela Bolini (presidente dell’Arci) e da Massimo Torelli, esponente de “L’Altra Europa per Tsipras”: “Tsipras – dice Torelli – ci insegna che l’impossibile può diventare possibile. Che la sinistra può essere vincente. Anche da noi in Italia. Dopo Syriza in Grecia e Podemos in Spagna tocca a noi” a oggi a Syryza non basterà vincere, non basterà prendere un voto più degli altri. Per poter governare da sola dovrà superare una soglia variabile dal 35% al 37% (secondo un complesso meccanismo di calcolo) imposta dalla legge elettorale greca. Ed è dentro questa “forchetta” di percentuali che oggi si gioca il destino della Grecia e dell’Europa.