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Ebola, già spenti i riflettori dei media sull’epidemia africana

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Sono bastati tre giorni, e già l’emergenza ebola trova posto solo in trafiletti che annunciano una conferenza virtuale dell’Oms in programma per  fare il punto sui vaccini contro questo terribile virus. Ma i riflettori, quelli di prima pagina, si sono spenti di colpo dopo il sollievo per la guarigione del medico italiano di Emergency. Sarebbe pero’ a questo punto utile una piccola riflessione sul ruolo che gli organi di informazione hanno avuto su tutta la vicenda ebola fin dall’inizio e sulla scelta delle notizie da diffondere.

Fermo restando che l’interesse per cio’ che accade all’estero e’ inversamente proporzionale alla distanza (piu’ e’ lontano da noi meno ci interessa, eccezion fatta per gi stati uniti), sappiamo da tempo che le vicende africane,dai massacri, alle malattie, sono una eco lontana che arriva da un luogo dove tutto sembra primitivo, arcaico, lontanissimo dalla nostra quotidianità’. Uno spazio che non conosciamo e che spaventa per la sua crudezza e la vicinanza con la vita essenziale , quella che ha a che fare con la mera sopravvivenza.

Non sempre  pero’ si considera che parlare di Africa significa parlare di una  grande quantita’ di realta’ diverse. L’emergenza sanitaria ebola, ad esempio,  quella vera, riguarda tre paesi sui 17 che compongono l’Africa occidentale e i 54 che formano l’intero continente: Sierra Leone, Liberia e Guinea. Alcuni casi in Mali e Nigeria.

Eppure l’epidemia di ebola, nell’immaginario collettivo alimentato dai mezzi di informazione,  è diventata un’emergenza ‘africana’ con gravissime conseguenze  per tutti quei paesi nei quali, seppure il virus non era presente, hanno subito fortissime perdite sotto il profilo economico, con blocco del  turismo e  di scambi commerciali. Il virus sta gia’ atterrando le economie dei paesi colpiti a causa dell’isolamento, della chiusura dei mercati e di molte attivita’ commerciali per scongiurare la diffusione del virus. In piu’, ora, ci si mette la psicosi che vede l’intero continente africano come un luogo pericoloso dal quale stare alla larga a causa di questa epidemia…

Errori di comunicazione, miracoli dei mass media. Miracoli come quello della perdita di memoria: spaventati da un’epidemia se ne dimentica un’altra, quella dell’Aids.   L’africa e’ il paese piu’ devastato da questo virus. Secondo i dati dell’Unaids,  si stima che circa 35 milioni di persone vivono con l’hv/Aids nel mondo. E fra queste 24,7 milioni vivono nell’Africa sub-sahariana. Solo nel Malawi, nel 2012 il 10% della popolazione aveva l’hiv e nello stesso anno i morti sono stati 46.000. E ancora. Solo nel sud dell`Uganda ci sono 2 milioni di orfani dell`Aids, e molti di questi bambini, nati da madri sieropositive , svilupperanno l’Aids loro stessi. Ma anche questa e’ un’emergenza difficile da affrontare. S In questo caso, pero’,  a causa del costo eccessivo delle terapie. Per l’Aids, al contrario dell’ebola, le cure ci sono, basti pensare che con i nuovi farmaci antiretrovirali  per le persone con hiv c’e’ un’aspettativa di vita paragonabile a quella della popolazione generale. L’infezione da hiv, se trattata opportunamente , è ormai considerata un’infezione cronica che lascia spazio a progetti di vita personali, lavorativi e familiari. E’ una vera vergogna che il prezzo eccessivo dei farmaci non consenta di far vivere dignitosamente i malati. Alcuni paesi africani stanno morendo. E non solo per colpa di ebola. Ma l’Aids e’ storia vecchia che spaventa un po’ meno e fa dunque meno notizia.


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