“Quando il lavoro scarseggia le donne sono le prime a farne le spese”. Intervista a Ottavia Piccolo

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Parla di lavoro, di donne, di diritti, di paura lo spettacolo dal titolo “7 minuti” di Stefano Massini, con protagonista Ottavia Piccolo per la regia di Alessandro Gassmann che fino al 30 marzo sarà nei teatri di molte città italiane: prossime tappe al Politeama Rossetti di Trieste il 30, 31 gennaio e il 1° febbraio, poi Pordenone e Genova. Il testo è ispirato all’attualità: un duro braccio di ferro avvenuto nel 2012 in una fabbrica tessile francese fra le operaie e la dirigenza. Ottavia Piccolo interpreta Bianca, delegata a rappresentare le richieste delle operaie nei confronti della dirigenza.

Un lavoro che possiamo definire di teatro civile?
Il teatro da sempre ha avuto il ruolo di parlare dell’essere umano nella sua interezza, della complessità esistenziale e di relazioni nella polis. Questo lavoro parla dei temi della cronaca di questi tempi, approfondendoli. Non possiamo definirlo un documento di attualità, in quanto il racconto è plausibile, ispirato ai fatti accaduti in Francia ma non ne è un resoconto. Propone una riflessione su alcuni temi fondanti della nostra società soprattutto in un contesto di lavoro che oggi manca e le cui regole vengono messe in discussione. Tutto il testo ha un’autonomia rispetto alla realtà che mette in scena, nell’articolazione degli argomenti, la caratterizzazione dei personaggi ben interpretata e espressa dalla sensibilità di Stefano Massini.

Cosa evidenzia il testo?
La specificità dei problemi legati all’occupazione delle donne. Quando il lavoro scarseggia sono infatti loro le prime a farne le spese. L’ambiente dove si svolge il racconto è un consiglio di fabbrica, sul palco siamo in 11 protagoniste. C’è una forte attenzione a diversi temi e sentimenti, spesso contrastanti, ben calati nei luoghi: la precarietà, il bisogno di dignità e l’importanza dei diritti, il confronto fra generazioni, le differenze fra culture, le conseguenze dell’immigrazione e la perdita dell’identità. Alessandro Gassmann con la sua regia ha saputo valorizzare con grande chiarezza i tratti e il sentire dei personaggi, creando una forte atmosfera di gruppo dalla quale emerge netto il senso di umanità nei diversi modi di guardare ai problemi. Bella è la scenografia, realistica e contemporanea. Dalla coralità scaturisce un senso di positività.

Quali sono le reazioni del pubblico?
Il pubblico è coinvolto dallo spettacolo, in molti a sipario chiuso ci incontrano per raccontare le loro esperienze, per dirci quanto si sono sentiti rappresentati sul palco. Tutta gente di età e condizioni differenti, che non ha paura di ammettere il desiderio e il bisogno di esprimere le difficoltà che vivono in tanti luoghi diversi di lavoro. Da questi incontri capisco quando la gente abbia un sincero desiderio di condividere.

Nel 1979 fece un’esperienza politica candidandosi con il Psi, lo rifarebbe oggi?
Sicuramente no, da allora sono cresciuta e ho capito che posso dare un contributo come cittadina e come attrice. Desidero votare qualcuno competente che mi rappresenti, per questo è necessario il cambiamento della legge.

Chi vorrebbe come presidente della Repubblica?
Tifo per Rodotà, vorrei una persona come lui, non sono contro le nuove generazioni ma credo nel valore dell’esperienza e della maturità.


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