Il comico francese Dieudonné a processo per apologia di terrorismo rischia sette anni di carcere. Bene. La libertà di espressione si deve fermare davanti a razzismi e antisemitismo. Male. Mandare in carcere qualcuno per reati di opinione è una vittoria del terrorismo che ci costringe ad abdicare ad alcune liberta’ fondamentali come quella di espressione.
E’ il dibattito in corso in Francia. Personalmente ritengo Dieudonné spregevole. Lo seguo da tempo. I suoi spettacoli non sono semplicemente antisionisti (come sostengono alcuni). Il suo è antisemtismo puro. Ha fondato anche un partito assieme al fascista Soral, che ha come unica linea l’addossare ogni colpa della storia agli ebrei, mettendo insieme Rotschild, Netanyau, Goldman sachs in un unico cesto e rimpiangendo apertamente lo sterminio nazista del popolo ebraico.
Tuttavia, personalmente, non esulterò se Dieudonné sara’condannato e andrà in carcere perché punire i reati di opinione vuol dire rinunciare alle caratteristiche chiave della civiltà europea: tolleranza e liberta’di espressione. E allora? Credo che la via sia quella già avviata dal premier Valls: perseguire implacabilmente Dieudonné sul piano finanziario. Gli sono state comminate decine di ammende finanziarie per i suoi incitamenti all’odio. Non le ha mai pagate. Né ha mai pagato le tasse dichiarandosi nullatenente (tutto e’intestato a parenti o a società estere). In una perquisizione nella sua lussuosa villa la polizia gli ha sequestrato pacchi di banconote di dubbia provenienza.