Amnesty International ha promosso questa mattina alle 11 davanti all’ambasciata saudita di Roma una manifestazione di dissenso contro la pena inflitta a Raif Badawi. Insieme ad Amnesty era presente una delegazione di Articolo 21. Vincenzo Vita per esprimere piena solidarietà all’iniziativa ha dichiarato: “Articolo 21 partecipa a tutte le iniziative volte a difendere il sacrosanto diritto all’informazione. In particolare siamo stati presenti al sit-in davanti all’ambasciata saudita per sollecitare l’impegno e l’attenzione verso un atto barbarico in corso che tocca un blogger, reo di aver esercitato la propria libertà d’espressione”. Il 9 gennaio scorso, Raif Badawi è stato frustato dopo la preghiera del venerdì di fronte alla moschea di al-Jafali a Gedda. La fustigazione è stata eseguita in pubblico.
Il primo settembre 2014, la Corte d’appello di Gedda aveva infatti confermato la condanna di Raif Badawi a 10 anni di prigione, 1000 frustate e una multa di 1.000.000 di rial sauditi (circa 196.000 euro), per aver creato e amministrato il sito Saudi Arabian Liberals e aver insultato l’Islam. “Sino a quando le autorità saudite non annunceranno la fine di questa sanzione brutale, direi castigo, andremo ogni settimana di fronte all’ambasciata saudita, insieme a coloro che vorranno condividere con noi questa battaglia per la giustizia e i diritti, – ha dichiarato ad Articolo 21 il portavoce di Amnesty Intenational Italia, Riccardo Noury -, e continueremo a chiedere la fine della sanzione corporale e l’annullamento della condanna principale che consiste in 10 anni di carcere. Nel frattempo – ha proseguito Noury – stiamo chiedendo un incontro ufficiale con i rappresentanti dell’ambasciata per ribadire anche a loro la nostra richiesta.
Raif Badawi è oggi un prigioniero di coscienza solamente perché ha voluto esercitare la propria libertà d’espressione. Tanto la condanna, la pena detentiva, quanto la fustigazione – ha concluso Noury – sono contrarie al diritto internazionale”. Secondo il provvedimento definitivo, Raif Badawi riceverà non più di 50 frustate per sessione, con una pausa di non meno di una settimana tra le sessioni. Raif Badawi è stato inizialmente accusato di “apostasia”, un reato punito con la pena di morte in Arabia Saudita. È detenuto dal 17 giugno 2012 nel carcere di Briman, a Gedda. Il suo avvocato, Waleed Abu al-Khair, è egli stesso in carcere per scontare una condanna a 15 anni per il suo attivismo pacifico.
Per informazioni e approfondimenti consulta il sito: www.amnesty.it