Nell’Italia della cementificazione selvaggia, troppe volte abusiva e fuori legge, nell’Italia delle demolizioni inesistenti, delle case invendute e dei mancati recuperi, c’è chi si è opposto coraggiosamente a un progetto che non riteneva adatto al suo territorio. È Isabella Conti, trentaduenne sindaco Pd di San Lazzaro di Savena, in provincia di Bologna, minacciata per aver detto no alla cosiddetta “Colata di Idice”, un progetto edilizio che avrebbe trasformato la frazione agricola in una cittadella super servita con 53 nuovi edifici, quasi 600 alloggi, torri fino a 9 piani.
“Ma questa cosa vuole fare, vuol farsi mettere sotto da una macchina?”: è una delle frasi contenute nella denuncia presentata un paio di settimane fa dal sindaco e finita ora sul tavolo della magistratura. Secondo quanto riportato, le parole sarebbero state pronunciate da un professionista considerato vicino al Pd a un dipendente comunale per spingere il primo cittadino a non bloccare il progetto edilizio approvato dalla precedente amministrazione, anch’essa di segno Pd, e già appltato a una cordata di cooperative. Proprio il fallimento di una delle coop coinvolte aveva portato Isabella Conti a fermare la costruzione da tempo contestata dai cittadini.
“Non ho mai avuto paura per la mia incolumità fisica – dice oggi il sindaco –, ho denunciato perché sono convinta che certi metodi vadano cambiati. Volevo che il consiglio comunale fosse libero di esprimere le proprie valutazioni. Ogni singolo consigliere deve poter votare, anche in modo difforme dalle mie indicazioni, ma in scienza e coscienza. Il voto deve essere frutto di riflessioni autonome che abbiano come fine ultimo il bene dei cittadini e non può essere condizionato da pressioni e timori”. Nell’inchiesta della Procura di Bologna – per il momento senza indagati né ipotesi di reato – sono infatti finiti sms e mail nei quali si accenna alle cause milionarie che le imprese potrebbero intraprendere e all’eventualità che una parte dei consiglieri Pd possano voltare le spalle al sindaco quando, nelle prossime settimane, il consiglio comunale sarà chiamato a votare lo stop definitivo al piano.
La prima denuncia sulla colata di Idice risale a un anno e mezzo fa, quando i cittadini di San Lazzaro, in un esposto alla magistratura, avevano denunciato alcune anomalie nella compravendita dei terreni. Ma il caso è esploso in questi giorni quando la stampa ha pubblicato la notizia delle minacce a Isabella Conti che oggi è sinceramente stupita per la risonanza mediatica: “Siamo un comune di soli 32mila abitanti! Questa eco non me l’aspettavo assolutamente”, dichiara oggi dopo la telefonata ricevuta dal premier Renzi che poco dopo ha commentato sui social “il partito è al suo fianco, a testa alta e senza paura”.
Ma evidentemente la notizia c’è. Capita in effetti assai di rado che si rompa il silenzio che avvolge certi meccanismi, conosciuti da tutti a parole, ma raramente messi nero su bianco. Di Isabella Conti si apprezza non solo la determinazione, ma pure la coerenza: il giovane avvocato è arrivata sulla poltrona di primo cittadino grazie al voto di chi ha creduto – e crede – nella sua visione di sviluppo del territorio, vale a dire fermare il consumo di suolo per dare invece spazio a progetti di recupero dell’esistente. Per questo una volta eletta, aveva proposto alla cordata di cooperative di Idice di individuare altre aree su cui trasferire i loro diritti edificatori, evitando di costruire su aree verdi e rigenerando invece aree degradate. “Per esempio c’è una zona tra la piazza e la stazione che avrebbe davvero senso rivalutare – commenta Conti -. poteva essere un’occasione anche per i costruttori per raccogliere la sfida e dimostrare che un’edilizia e un’urbanistica diverse sono possibili”.