Partita il 22 novembre da Lampedusa, isola-cimitero divenuta simbolo di questa tragedia, la Carovana Migranti ha attraversato l’Italia, da sud a nord, portando con sè storie di chi l’immigrazione la vive continuamente sulla propria pelle, e di chi combatte per difendere i diritti di tutte queste persone costrette a lasciare il loro paese d’origine, per intraprendere un viaggio incerto e pericoloso, in cui la posta in gioco è la vita stessa.
Argomento quanto mai attuale, l’immigrazione è sicuramente una questione da porre al primo punto dell’agenda dei grandi leader europei. I recenti eventi di Tor Sapienza a Roma rappresentano solo la punta dell’iceberg di quello che accade ogni giorno nel nostro paese, uno tra i primi raggiunti dai migranti, partiti per scappare dalla guerra, dalla povertà e dalla miseria. Il cammino della Carovana si è concluso a Torino, ed è stato celebrato da una serie di eventi tenutisi nell’aula magna cavallerizza.
<<Il problema – dichiara Rita Laura Segato, antropologa dell’Università di Brasilia – é il grado di violenza che domina la nostra società; è diventata una cosa normale, la sofferenza si è trasformata in spettacolo>>. Elena Petrosino, responsabile CGIL per il lavoro e i diritti di cittadinanza delle e degli immigrati/e, nel suo intervento, evidenzia le difficoltà che i migranti incontrano nel trovare lavoro in Italia, un lavoro fatto di buste paga fittizie, dominato dalla compravendita di permessi di soggiorno; in particolare nel settore dell’edilizia, si assiste a un aumento di partite Iva intestate a lavoratori immigrati che, nella maggior parte dei casi, non sanno di avere: dalla sua analisi, emerge che i datori di lavoro le richiedano ad insaputa dei dipendenti.
Arrivando in Italia, gli immigrati vorrebbero aver riconosciuti i diritti che gli erano stati promessi al momento della partenza, ma solo giunti alla meta si rendono conto che si trattava solo di favole. La crisi economica che il nostro paese sta attraversando non aiuta certo a risolvere la situazione, anzi la acuisce, facendola sfociare in una vera e propria guerra fra poveri. Il tutto, sommato alla paura di entrambe le parti, non fa che peggiorare i fatti, dando luogo ai fenomeni di razzismo che ben conosciamo e di cui siamo testimoni ogni giorno.
<<Le frontiere da abbattere non sono quelle fisiche, ma quelle mentali, la paura acceca il raziocinio, nasce quando non conosciamo l’altro: è necessario creare spazi di confronto>> dichiara Berthin Nzonza, Mosaico-Azioni per i rifugiati, <<l’indomani della vittoria di Obama, Nelson Mandela affermò: “da oggi in poi, nessuno può avere più paura di sognare”, eppure sembra che gli immigrati facciano veramente fatica a sognare>>. Qual è la soluzione che si prospetta davanti a noi? Raccontare storie vere, di persone che questo viaggio lo hanno fatto, che sono arrivati in Italia, continuando ad affrontare enormi difficoltà, e non dimenticarsi che tutto questo sarebbe potuto capitare a ciascuno di noi, se solo fossimo nati nella parte sbagliata del mondo.
A partire sono ragazzi come noi, nostri coetanei, potrebbero essere nostri amici, troppo spesso diamo per scontato tutto ciò che abbiamo. Iniziative come la Carovana Migranti servono a tenere desta la nostra attenzione, a non dimenticare che veniamo tutti dallo stesso mondo, che siamo tutti uomini e donne, con gli stessi fondamentali diritti, indipendentemente dalla nazionalità scritta sul nostro passaporto.