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Undici associazioni mafiose in quel territorio che una volta era la patria del meglio del Bel Paese

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L’Italia sta vivendo un periodo per molti aspetti singolare e, in ogni caso, diverso dal suo ormai passato Novecento. Per chi, come chi scrive, conosce-da un tempo quasi infinito- quelle terre e ci è stato un numero quasi infinito di volte, il disincanto è forte. Ma basta guardare le cifre che nutrono un dossier molto recente, da poco pubblicato, sul problema per ritrarsi pieno di timori e di nuove paure: undici associazioni mafiose sono presenti sul territorio di quella regione una volta patria del meglio che si trovava nel Bel Paese, a pochi passi un paradiso fiscale come il minuscolo Stato di San Marino, oltre quaranta i beni di varie dimensioni, dal piccolo al medio e al grande confiscati l’8,6 per cento degli esercizi commerciali che paga il pizzo o è vittima di usura, 5192 le operazioni di riciclaggio di denaro sporco (nel 2008 erano 986), decuplicati negli ultimi quattro anni i casi di minacce e intimidazioni verso uomini dello Stato. Otto auto andate a fuoco nella sola Reggio Emilia in un territorio in cui il settanta per cento degli appalti viene assegnato e la quasi totalità con lo strumento del “massimo ribasso” che è una sorta di gioco d’azzardo molto praticato nel mondo criminale.

Se si guarda agli affari che controllano oggi le aziende mafiose da un trentennio si resta colpiti da come si chiamano: dalla ristrutturazione della Pinacoteca Nazionale di Bologna all’ampliamento e alla ristrutturazione dell’aeroporto bolognese, i servizi a terra dello scalo, al progetto di ristrutturazione di Piazza Maggiore. O ancora la discarica dei rifiuti di Poiatica nel comune di Carpiteti (provincia di Reggio). E ancora la realizzazione del sottopasso di collegamento di via Cristoni e Pertini oltre la Casa della Conoscenza di Casalecchio di Reno, vicino a Bologna, alloggi e autorimesse a Budrio (Bologna) e Forlì, case popolari a Bologna, Reggia Emilia e Modena. Le aziende delle cosche hanno bei nomi: Icla, Promoter, Ciampà, Doro Group, Enea e soci importanti come CCC, SaB, gruppo Ferruzzi, ACER.

Un’epopea questa delle associazioni mafiose in Emilia Romagna che è incominciata nel 1958 e che si snoda con nomi importanti nella storia della mafia come Badalamenti, Riina, Condello, Schiavone, Iovine, Barbieri, Ventrici, Grande Aratri, Femia e potremmo ancora andare avanti.

Il panorama è impressionante e non resta che leggere il dossier che ripercorre quarant’anni e non ha eguali in altre regioni pure tartassate dagli affari di mafia.


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