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Turchia, attacco alla stampa libera

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Dire la verità costa sempre molto. La scure della censura si è abbattuta oggi contro i giornalisti turchi. Complessivamente sono stati effettuati ventitrè arresti in un’operazione che ha coinvolto tredici città. In carcere fra gli altri i dirigenti di una televisione di Istanbul, TRT Haber, e il direttore del quotidiano Zeman, Ekrem Dumanli, con la colpa di aver pubblicato una serie di inchieste su corruzione e scandali nei quali figuravano politici e burocrati vicine al premier Erdogan. Che aveva gridato al complotto accusando le «strutture parallele» al servizio del suo avversario. Leader degli oppositori è Fethullah Gulen, potente predicatore musulmano, attualmente in esilio negli Stati Uniti: il presidente turco accusa la sua confraternita di attività sovversive.

La polizia aveva perquisito già in mattinata la redazione di Zeman, il più importante giornale di opposizione del Paese, ma la folla radunatasi sotto la sede del quotidiano, aveva impedito l’arresto che poi è avvenuto più tardi. “La stampa libera non può essere messa a tacere” gridavano i manifestanti.
La situazione per la stampa, in effetti, in Turchia è da tempo molto pesante. Quest’anno stati uccisi due cronisti, mentre – prima degli arresti odierni – le galere ospitavano già 27 giornalisti, una specie di prigione dell’informazione, solo dietro a Paesi come Cina, Iran e Siria. Nella classifica della libertà di stampa la Turchia figura molto in basso, al 154esimo posto.


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