Da tempo, in dissonanza con molti, sostengo che se si vuole davvero cercare una formula che possa portare alla costruzione della comune cittadinanza, del vivere insieme, in Siria, Libano e Iraq non si possa che guardare allo spirito e al senso profondo degli accordi di Taif, quelli che posero termine all’interminabile guerra civile libanese.
Molti storcono il naso, partendo dal mio stesso assunto, e cioè che la malattia mortale è il confessionalismo. Ma gli accordi di Taif sono l’unica formula reale per archiviare il confessionalismo che abbiamo visto far sprofondare nel caos l’Iraq tripartito. Quella tripartizione poteva funzionare nell’impero, l’impero turco, ma in uno Stato no, perché ha ucciso lo Stato.
Taif però non è il modello-libanese così come lo vediamo realizzato oggi, perché il Libano non ha recepito la lettera e lo spirito di Taif.
Taif parte da un assunto: le comunità esistono, ma non devono essere delle gabbie. Ecco allora che bisogna
1) smilitarizzare tutte le milizie,
2) impedire che una comunità sia o si percepisca come egemone,
3) costruire un modello di democrazia consensuale che rassereni tutte le comunità e dia al contempo i diritti, politici e personali, agli INDIVIDUI.
Per fare questo si sono ridotti i poteri del presidente della repubblica,che non può essere un “quasi monarca”, suddivisi le massime magistrature tra le principali comunità in modo che nessuna di essere si senta esclusa, eliminato il confessionalismo per tutte gli altri incarichi politico-amministrativi, e soprattutto varato due Camere, chiamiamole una Camera Bassa e una Camera Alta: la prima viene eletta su base partitica, con il classico sistema del “one-man-one-vote”, pensando a partiti interconfessionali, come era il Partito Comunista Libanese per intendersi. La seconda invece è il “Senato delle Comunità”, che garantisce a tutte esse la rappresentanza e quindi la certezza che nessuno potrà più pensare di cancellarle.
“Diritti all’individuo, garanzie alle comunità” è la formula degli accordi di Taif. La sola a mio avviso che può offrire quella con sensualità e quella democrazia che rispondono alla complessità e all’anelito di quelle società.
Non è un caso che sia stato il regime degli Assad a impedire che gli accordi di Taif venissero attuati, impedendo la smilitarizzazione di Hezbollah e la nascita della Camera bassa, quella eletta col sistema “one-man-one-vote”. Ma questa formula, se qualcuno cercasse di farla applicare per davvero, è la sola a mio modo di vedere che toglierebbe dal campo gli opposti egemonismi che hanno portato al disastro corrente, consentendo a tutti di non sentirsi in pericolo di sopraffazione e tornare così ad essere lievito culturale; sciiti, sunniti, cristiani, curdi: garantiti come comunità ma affrancati come individui.