Domani sciopero generale. 54 piazze per chiedere lavoro e diritti perché così non va

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Domani, 12 dicembre, Cgil, Uil  scioperano insieme. La Cisl no. “Non abbiamo bisogno di fabbriche occupate ma di fabbriche aperte” dice la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan. E un sindacato che ha 4 milioni di iscritti non può sentirsi isolato. Il segretario della Uil Carmelo Barbagallo risponde dagli studi di Coffe Break. “Noi abbiamo bisogno di fabbriche con il lavoro. Perché se il lavoro non c’è le fabbriche restano chiuse”.  Lo slogan scelto dalle due Confederazioni è ‘Così non va!’ per esprimere contrarietà circa le scelte del governo e sostenere le proposte sindacali in merito alla riforma della Pubblica Amministrazione, Jobs Act, Legge di Stabilità e Politica economica.

“Ci sono tutti i termini perché il governo cambi le politiche sul lavoro. Il Jobs Act e la legge di Stabilità non prevedono misure per rilanciare il lavoro e l’economia”. Ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, nel corso della conferenza stampa di presentazione dello sciopero.sciopero “L’obiettivo – ha spiegato – è rideterminare le condizioni per un cambiamento delle politiche sul lavoro, per un confronto serio sulle prospettive e un equilibrio tra norme sul lavoro e sulla sua creazione. Se il governo tira dritto, noi troveremo le forme nella tradizione del sindacato per continuare la mobilitazione”. “Il combinato disposto di Jobs Act e legge di Stabilità – ha aggiunto il Segretario Generale della CGIL – non favorisce né il lavoro né le imprese che davvero vogliano investire. L’assenza di investimenti, il ridimensionamento dei diritti senza l’estensione delle tutele e senza la riduzione della precarietà sono una miscela che determina deflazione e recessione”. Il 12 si sciopera anche perché si deve fare di più per stimolare gli investimenti. Il nodo fondamentale per ‘cambiare verso’ sono gli investimenti che in Italia da 20 anni scendono” ha detto Camusso.

CGIL e UIL avanzano, inoltre, alcune proposte come: l’universalizzazione degli ammortizzatori sociali; aprire rapidamente la contrattazione nei settori pubblici; investire realmente in vere politiche attive per il lavoro e contrastare la lotta alla corruzione, all’evasione agli sprechi, agli appalti al massimo ribasso. 

“Le motivazioni per cui abbiamo indetto lo sciopero generale del 12 dicembre restano tutte in vita. – afferma il segretario della Uil Barbagallo.  Noi abbiamo chiesto al Governo di rivedere le proprie posizioni e invece tutto ciò non è avvenuto. Le motivazioni partono dalla necessità di estendere gli 80 euro del bonus fiscale anche ai pensionati – che sono il vero ammortizzatore sociale del Paese – e agli incapienti, cosa che era stata promessa e non mantenuta, di aprire la trattativa per la contrattazione nel conferenza cgil uilpubblico impiego, i cui lavoratori hanno perso potere d’acquisto, di modificare le misure previste dal Jobs Act che non corrispondono a ciò che il Governo aveva promesso, e cioè a tutele crescenti per i giovani. Noi ci auguriamo che queste misure, assolutamente insoddisfacenti per chi cerca lavoro, possano essere cambiate nei decreti attuativi. Un giovane che viene assunto sulla base delle norme del Jobs Act avrà per tre anni il cosiddetto contratto a tutele crescenti. In realtà, a tutti gli effetti – prosegue Barbagallo – sarà un contratto a tutele calanti, perché mentre i datori di lavoro avranno un vantaggio fiscale e contributivo, i giovani non avranno l’articolo 18 e alla fine dei tre anni rischiano di essere licenziati e avere soltanto circa 7 mila euro di rimborso a fronte dei 16.700 che risparmierebbe il datore di lavoro, senza contare lo sgravio Irap.

Per la Uil senza una vera riforma fiscale, senza una vera lotta alla corruzione e senza una vera lotta ai costi della politica questo paese si è fermato e rischia di restare fermo. “Noi saremmo d’accordo con il governo se decidesse di non rispettare il 3% che è diventato una tagliola per alcuni Paesi.”

La Uil poi fornisce alcuni dati: per i costi di funzionamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 2013 si sono spesi 458.561.659 euro, nel 2014 484.359.643 con un aumento di 25.797.984 euro. La spesa pubblica aumenta nonostante non si facciano i contratti del Pubblico Impiego e si perdono posti di lavoro. Ci sono ancora 30 mila stazioni appaltanti. La spending review è qualcosa che non si è ancora messa in moto.

Oltre cinquanta piazze per dire ‘Così no va!’. In occasione dello Sciopero Generale proclamato unitariamente da CGIL e UIL per il 12 dicembre sono in programma 54 manifestazioni: 10 regionali; 39 provinciali; 5 interprovinciali. 


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