Si stimano fra i 6.000 e i 10.0000 i minori al momento coinvolti in gruppi armati attivi nella Repubblica Centrafricana, a fronte dei 2.500 di 2 anni fa: 4 volte di più . A documentarlo il nuovo rapporto “Intrappolati nei combattimenti” di Save the Children – l’Organizzazione che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e difendere i loro diritti – diffuso oggi in occasione dei 2 anni dallo scoppio della guerra civile nella Repubblica Centrafricana.
Alcuni dei minori coinvolti sono stati rapiti o costretti ad arruolarsi, ma una parte di loro lo fa volontariamente perché è l’unico modo per sopravvivere se sei senza cibo, vestiti, non hai soldi ne protezione alcuna. Altri ancora lo fanno perché spinti da coetanei o familiari, dal desiderio di proteggere la propria comunità o da quello di vendicare un genitore o un parente stretto.
Bambine e bambini a volte con meno di 8 anni, sono costretti a combattere, trasportare i rifornimenti e svolgere altri compiti in prima linea o di supporto. Sono spesso vittime di abusi fisici e mentali da parte dei miliziani e ad alcuni è stato ordinato di uccidere o commettere altre violenze.
“Ogni giorno ci addestriamo duramente, strisciando faccia a terra. I soldati vogliono farci diventare cattivi, spietati”, racconta Grâce à Dieu , entrata in un gruppo armato nel dicembre 2012 a 15 anni. “Quando si combatte, siamo noi, i bambini, ad essere mandati spesso in prima linea, mentre gli altri invece restano nelle retrovie. Io ho visto molti bambini come me morire in combattimento. Ho visto molte atrocità”.
Avendo assistito o compiuto uccisioni e altri atti di estrema violenza per mesi o anche anni, i minori associati a gruppi armati hanno alte possibilità di soffrire di ansia, paura, depressione, insicurezza, dolore e molti hanno bisogno di supporto psicologico.
“Tanti di questi bambini e adolescenti hanno vissuto esperienze che neanche un adulto – men che meno un bambino – dovrebbe mai vivere, avendo assistito alla perdita di propri cari, alla distruzione delle proprie case ed essendo sopravvissuti per mesi nella boscaglia, in condizioni di pericolo e insicurezza estremi”, dichiara Julie Bodin, Responsabile Protezione Minori di Save the Children nella Repubblica Centrafricana.
“Anche se lasciano i gruppi armati o vengono liberati, questi bambini corrono il rischio di essere stigmatizzati, temuti o rifiutati dalle loro stesse comunità e faticano a ritornare ad una vita normale dopo essere stati così a lungo immersi nella violenza”.
La povertà estrema, insieme all’impossibilità di accedere ad un’istruzione per i più piccoli o a un lavoro per i più grandi, sono tra le cause che sospingono questi minori a entrare nei gruppi armati creando, nei fatti, un’enorme riserva di potenziali nuovi bambini-soldato.
Due anni dopo lo scoppio della guerra civile che, si stima, abbia portato inaudite violenze, fame e sofferenze a circa 2,3 milioni di bambini, a 3 mesi dall’inizio del mandato della MINUSCA , il governo della repubblica Centrafricana, MINUSCA, le agenzie dell’ONU, con il contributo congiunto di altri paesi e donatori, debbono intensificare al massimo gli sforzi per prevenire il reclutamento di bambini in gruppi armati e liberare quelli già coinvolti. Un tempestivo ed efficace intervento deve includere un supporto psicologico specializzato per aiutare questi bambini nel recupero e nel reingresso nelle loro comunità d’origine.
“C’è estremo bisogno di ulteriori risorse per far rifiorire le vite di questi bambini e ricostruire o rafforzare alcune istituzioni, come per esempio le scuole, che possono aiutarli a riprendersi. Tutto ciò è cruciale non solo per i minori ma per il futuro dell’intero paese”, dice ancora Bodin.
Mentre la situazione resta instabile in gran parte della Repubblica Centrafricana – si stimano in 430.000 le persone ad oggi sfollate nel paese – Save the Children sta fornendo aiuto psicologico specialistico a bambini associati con gruppi armati e a bambini che hanno assistito a crimini o ad altri atti di violenza, attraverso spazi a misura di bambino e network di giovani. L’organizzazione sta inoltre facilitando il ritorno a scuola dei bambini e adolescenti fuoriusciti dai gruppi armati e, con l’aiuto di partner locali, sta offrendo loro anche una formazione professionale.
L’intervento di Save the Children nella Repubblica Centrafricana
Ogni settimana circa 25.000 persone, di cui 17.000 bambini beneficiano degli interventi di Save the Children. L’Ong sta distribuendo medicine salvavita, strumentazione e forniture mediche a centri medici e ospedali gravemente sguarniti, sta curando bambini malnutriti e provvedendo alle cure pre e post natali delle neo-mamme; attraverso cliniche mobili fornisce assistenza medica nei campi sfollati o in zone sprovviste di servizi sanitari; Save the Children inoltre sta operando nella riunificazione di bambini soli o non accompagnati con le proprie famiglie e collocando i minori in famiglie ospitanti mentre è in corso il processo di riunificazione; l’organizzazione ha allestito spazi a misura di bambino e club di giovani affinché bambini e adolescenti possano avere aree sicure e protette dove fare attività educative, di gioco e ricevere il supporto psico-sociale di cui hanno bisogno; nell’ambito degli interventi nel settore dell’educazione, Save the Children sta assicurando ai bambini e adolescenti che hanno dovuto lasciare la scuola, dei corsi intensivi; sta formando i supervisori scolastici su come dare supporto psicosociale agli insegnanti; ha riabilitato 46 scuole colpite dalle violenze.
Il rapporto “Intrappolati nei combattimenti” è scaricabile alla pagina: www.savethechildren.it/pubblicazioni