Nella soap opera della nostra politica ogni tanto irrompe la realtà. E fa male. La retata dei carabinieri a Roma, 37 arresti 100 indagati tra cui l’ex sindaco Alemanno, e l’inchiesta giudiziaria avallata da un procuratore della repubblica, Pignatone, che ha fama di essere uomo molto prudente, mettono a fuoco tre cose: 1)che il potere economico usa il potere criminale; 2)che quest’ultimo vanta in Italia una continuità impressionante – e sciorina sotto ai nostri occhi foto che credevamo ingiallite di un gruppo fascista ed eversivo, della Magliana raccontata in “Romanzo Criminale”, dei rapporti con “Cosa Nostra”-; 3) che la politica, di destra e purtroppo sinistra, si abbevera a questa fonte sporca con spregiudicatezza e impunità disarmanti.
“Terra di mezzo” si chiama l’inchiesta e non è un omaggio al Signore degli Anelli. “Ci sta un mondo in mezzo in cui tutti si incontrano…anche la persona che sta nel sovramondo ha interesse che qualcuno del sottomondo gli faccia delle cose che non le può fare nessuno…e in mezzo ci stiamo noi”. Così parlava – è stato intercettato- Massimo Carminati, l’ultimo Re di Roma, il “nero della Banda della Magliana, che aderì ai Nar, gruppo terrorista di Valerio Fioravanti – il quale è stato condannato, anche se si è sempre detto innocente, persino per la strage del 1980 alla stazione di Bologna. Camminati aveva ai suoi ordini Franco Panzironi, amministratore delegato della municipalizzata rifiuti con Alemanno sindaco, Riccardo Mancini, amministratore delegato di Eur SPA anch’egli uomo di Alemanno.
Mi par di capire che l’ex sindaco si difenda con una foto – pubblicata dal Corriere a pagina 7- nel quale lo si vede a tavola con quei suoi famigli, ma anche con Daniele Ozzimo, fini a ieri assessore alla casa della giunta Marino, con il Garante dei Detenuti del Lazio Marroni, con Buzzi, responsabile della Cooperativa 29 giugno. Si vede persino un uomo dei Casamonica e il ministro Poletti, allora di LegaCoop.
Sedersi a tavola non è reato. È possibile. Avere dimestichezza con i potenti della Capitale non prova nulla. Possibile, pure questo. Ma la puzza è asfissiante. E il ricordo sconvolgente. Anche la democrazia cristiana di Gioia e Ciancinino (e dunque Fanfani), di Lima e dei cugini Salvo (e dunque Andreotti), diceva che frequentare in Sicilia non significava per forza “mafiare”. Palermo chiama Roma.
“Così corrompe la mafia di Roma” Corriere della Sera. “Il campidoglio travolto dalle infiltrazioni mafiose”, La Stampa. Per il Giornale “Crolla il Cupolone”. “Mafia, la cupola di Roma”, scrive Repubblica. E il Fatto “La malavita di larghe intese. Fascisti e Pd agli ordini del Nar Carminati”. Così il cerchio sembra chiudersi, senza riparo. “Ho arruolato sei assessori (di sinistra) – dice Buzzi- la scuderia ora è pronta”, pagina 3 di Repubblica. Sulle elezioni a Roma (pagina 3 del Corriere) “’ho quattro cavalli che corrono, col Pd, col Pdl ce n’ho tre, e con Marchini c’è..”. e ancora Repubblica, pagina 2: “Ho portato 4 milioni di euro in borsoni a tutto il Parlamento, per conto di Finmeccanica”. Che fare?
Dire che “il Pd sta con i magistrati” (Guerini) fa il paio con Alemanno che ieri da Floris ripeteva: “che c’entriamo, stiamo cambiando il paese, poi bisogna essere onesti”. M’è tornato in mente l’avvocato cocainomane di Johnny Stecchino: “il problema più grande di tutti? La vergogna della Sicilia? È il traffico!” . No, la vergogna d’Italia è che la sinistra parla di riforme e non riforma se stessa. Che non basta stare con i giudici né smettere di coprire chi, già beccato è ormai diventato indifendibile. Occorre prevenire.
Come? Con leggi dure contro corruzione (via la tagliola prescrizione), falso in bilancio, auto riciclaggio, Denunciando e perseguendo ogni conflitto di interessi. Non mettendo in lista chi è in odore di affari poco trasparenti. E non sedendosi mai a tavola con quella bella gente. Ah, dimenticavo: facendo fare anticamera ai rappresentanti delle grandi imprese che mirano agli appalti, e della finanza quando offrono “sostegno”. E non incontrarli mai, se non in presenza di testimoni indipendenti. Non è difficile. Un tempo si parlava di questione morale.