di Piero Innocenti
Un mese fa circa, da un’indagine di ConfCommercio-Gfk Eurisko su alcuni fenomeni criminali riguardanti la categoria, era emerso l’aumento dei delitti denunciati di estorsione e di usura nel periodo 2007-2013. Ma il ministro Alfano, intervenendo proprio al convegno di presentazione (novembre 2014), in occasione della giornata intitolata “Legalità, mi piace”, parlava, invece, di un calo, negli ultimi dodici mesi, sia delle estorsioni (-15%) che dell’usura (-28,5%). Non sappiamo quali dati abbia avuto Alfano e da chi, ma sappiamo per certo che i dati del (suo) Ministero dell’Interno indicano un chiaro aumento delle estorsioni denunciate (dalle 6.099 del 2011, alle 6.478 del 2012, alle 5.385 del 2014, al 30 settembre (dato peraltro non consolidato), contro le 5.206 dello stesso periodo del 2013, e del delitto di usura ( 352 nel 2011, 405 nel 2012, 267 nel 2014, al 30 settembre (dato non consolidato) contro le 362 ( consolidate) dell’analogo periodo dell’anno prima. Aumenti che possono essere interpretati anche come segnale di una accresciuta fiducia nella tutela pubblica e di una accentuata consapevolezza del delitto da parte delle vittime.
Le perplessità sui dati di Alfano, espresse da Rosanna Montalto, vice presidente della Confcommercio di Palermo (cfr. articolo di Rosaria Amato su la Repubblica del 27 novembre u.s.) relativamente al contesto regionale siciliano, sono anche le nostre. Ma c’è di più. Il 23 dicembre, Alfano, in conferenza stampa, riferendosi alla delittuosità nazionale, parlava di un 2014 positivo con oltre 150mila delitti denunciati in meno, rispetto al 2013, elencando, tra l’altro, un calo del 13% delle rapine e dell’1,1% dei furti. L’imp(r)udenza del Ministro dell’Interno è davvero sconcertante, perché questa sua “valutazione” si basa su dati provvisori del 2014 ( al 30 settembre), che si stabilizzeranno (quindi aumenteranno,) soltanto nei primi cinque/sei mesi del 2015, man mano, cioè, che verranno inseriti negli archivi centrali dagli uffici/comandi delle varie forze di polizia. Solo da allora si potrà cominciare a fare confronti e analisi serie con quelli del 2013. E’ possibile che questa tendenza a fornire indicazioni non precise rispetto a quelle reali ( meno favorevoli), che possiamo definire benevolmente “inesattezze istituzionali” (a fin di bene?), nasca dal desiderio di alcuni rappresentanti istituzionali di voler minimizzare aspetti di fenomeni criminali per tranquillizzare l’opinione pubblica e per evidenziare la buona impostazione del sistema della sicurezza di cui si è responsabili sul piano politico.
Già in passato è capitato, sempre con il ministro Alfano, di avere informazioni e dati piuttosto positivi ( per esempio sul contrasto alla tratta di persone e sulla operazione Mare Nostrum) quando la realtà del momento era ben diversa. Anche in altre circostanze le “imprecisioni” non sono mancate. Quante volte, ad esempio, negli ultimi anni (anche il giorno di Natale!) abbiamo ascoltato, anche dai più alti vertici istituzionali, la storiella della “luce in fondo al tunnel” che si scorgeva e che preannunciava la fine o, comunque, l’allontanamento del nostro paese dal precipizio economico finanziario? Penso, invece, che la chiarezza e le informazioni precise dovrebbero essere sempre i punti fondamentali nei rapporti comunicativi che le istituzioni hanno con i cittadini. Anche quando si può pensare che la comunicazione possa peggiorare la percezione della insicurezza. Che Alfano si ostini a dire “..che l’Italia è un paese sicuro in cui vivere..”, stride con la realtà quotidiana caratterizzata dai troppi fatti delittuosi, in primis predatori ( i furti in abitazione e i borseggi denunciati sono in aumento nel 2014 rispetto al 2013, rispettivamente, dell’1% e dell’8%) che avvengono ogni giorno nel nostro paese. Così come sono troppi ancora i delitti i cui autori sono ignoti. Si pensi che sul totale dei 2.892.155 delitti del 2013, quelli di autori noti sono stati appena 638.958 con la denuncia di 978.794 persone. Nei primi nove mesi del 2014, poi, su 1.993.266 delitti denunciati ( dato provvisorio e in aumento) ne sono stati “scoperti” 465.509 ( cioè meno di un quarto) con un decremento del 3,4% rispetto allo stesso periodo del 2013. Incomprensibile, dunque, la soddisfazione di Alfano che continua a vivere una sua dimensione “ultraterrena”, da un osservatorio dove, evidentemente, tutto appare più positivo.