Perché mezza Italia segue con tanta attenzione la spiegazione dei Dieci Comandamenti davanti alla tv e poi nella vita quotidiana rigetta le regole? E’ la bravura di Benigni che incanta o è un problema di schizofrenia collettiva?
Da credente, penso che la religione sia per molti solo un bel “favolone”, che commuove, ma non impegna.
La Bibbia è piena di storie avvincenti, il Vangelo affascina per il coraggio di amare di Gesù, ma poi la mentalità comune tende a circoscrivere queste emozioni in un luogo e un tempo ben definito: la chiesa e la messa. Fuori da quel perimetro spazio-temporale, vale la lotta per il potere, la ricchezza e che i poveri si arrangino.
Insomma, la religiosità è un fatto di venerazione privata e non di comportamenti pubblici. E’ tradizione, non mobilitazione. Così, l’usuraio ha tranquillamente il santino di Padre Pio nel portafoglio. Il mafioso fa offerte generose al patrono. Enrico De Pedis, capo storico della sanguinaria Banda della Magliana, è stato clamorosamente sepolto nella Chiesa di Sant’Apollinare.
E il favolone – in tv o al cinema – fa sempre centro.
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