Il “maggioritario televisivo”, come lo chiama Vincenzo Vita, lo abbiamo da almeno vent’anni. Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che nessuno più di Renzi ha imparato la lezione di Berlusconi. Quella di conquistare, accrescere e conservare il potere servendosi di una campagna elettorale permanente. Alimentata “all’americana” con finanziamenti privati, propri o altrui, ma poi, una volta eletti, anche e soprattutto con fondi pubblici. Chi spera che la sua promessa di liberare la RAI dai partiti ci possa portare in dono un servizio pubblico formato BBC, dovrebbe aver già cominciato a ricredersi. Via dunque i partiti dalla RAI, ma solo perché la lottizzazione da lui preferita è quella del “quia sum leo” nella favola di Esopo. Lo dimostrano i dati dell’Autorità delle Comunicazioni, citati da Vita. Ma l’importanza decisiva che lo stesso Renzi annette alle sue doti di comunicatore era già stata ampiamente dimostrata agli inizi della sua carriera politica, quando dalle casse della Provincia di Firenze, da lui diretta, uscirono oltre dieci milioni di euro destinati ad una società privata, la “Florence multimedia”, che poi lo avrebbe accompagnato nella campagna trionfale per le primarie di Palazzo Vecchio. Su questa ed altre “spese pazze”di rappresentanza vi furono anche indagini da parte della Corte dei Conti e del Ministero dell’economia e delle finanze ma poi La “Florence” venne liquidata e Renzi era ormai diventato sindaco. “La macchina aveva già fatto ciò che doveva”, conclude Davide Vecchi, in una documentata biografia dell’ex sindaco di Firenze dove abbiamo trovato questa ed altre “piccanti” notizie (“L’Intoccabile – Matteo Renzi La vera storia”, chiarelettere, 2014, pag. 63). Dopo aver appreso le quali è lecito dubitare che, una volta a capo del governo e del partito di maggioranza, seppure dovesse rinunciare alla quota dovuta al Pd , voglia rinunciare anche al controllo della RAI da parte dell’esecutivo.