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Marlane, assolti i 12 imputati del processo

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Si dovranno attendere le motivazioni per comprendere la sentenza emessa dal Tribunale di Paola che ha assolto, dopo dieci ore di camera di consiglio, i 12 imputati del processo Marlane, la fabbrica tessile del gruppo Marzotto di Praia a Mare in provincia di  Cosenza. Per i familiari delle circa 150 vittime, 107 delle quali morte, che secondo l’accusa si sarebbero ammalate a causa delle esalazioni emanate dalle vasche del reparto tintoria, resterà  solo il  risarcimento di 30 mila euro, frutto della transazione chiusa nel novembre 2013  con l’azienda di Valdagno. Non sono bastate, dunque, le ipotesi  accusatorie formulate dalla Procura e dai periti  di parte che intendevano dimostrare il legame tra quelle morti ed i fumi respirati nel reparto, accuse che avevano portato la stessa Procura a chiedere pene tra i  3 e gli 8 anni di reclusione ed un risarcimento di 5 milioni di euro. Bisogna pensare che il Tribunale abbia invece accolto le controperizie presentate dalla difesa, che ponevano dubbi sul carattere scientifico dello studio con dati non dimostrabili.

Un’indagine lunga, iniziata nel 1999, che ha dovuto superare diversi ostacoli. Più volte bloccata, ma sempre riaperta  grazie all’instancabile lavoro degli avvocati delle parti civili, queste ultime, attraverso l’avvocato Lucio Conte, avevano chiesto una riformulazione del principale capo d’imputazione, da omicidio colposo e lesione a omicidio volontario con eventuale  dolo. Durante il processo diverse volte si era anche parlato del rischio per la salute pubblica,  per tutti coloro  che abitano  nei pressi  della struttura. Rischio dovuto all’interramento di sostanze tossiche provenienti dagli scarti delle lavorazioni dell’impianto tessile, che secondo un’indagine parallela, condotta dal capo della Procura di Paola, Bruno  Giordano,  sarebbero  ancora interrate sotto la  spiaggia antistante la fabbrica, a pochi metri dalla battigia. Spiaggia frequentata da molti turisti durante l’estate.

Sconcerto  per la sentenza è stato espresso dalla Cgil Calabria. “La  Cgil – si legge in una nota  – nell’esprimere vicinanza ed affetto per i familiari  delle vittime ritiene  che vada data giustizia ai 107 lavoratori che negli anni sono deceduti. Nel rispetto del lavoro della magistratura, è in attesa di conoscere le motivazioni della sentenza che comunque  ritiene ingiusta”. Nessun commento invece  da parte della Procura, che si è limitata solo alla presa d’atto del giudizio del Tribunale. “Leggeremo con molta attenzione le motivazioni della sentenza – ha  dichiarato il procuratore Giordano – solo dopo decideremo cosa fare per il ricorso  in appello”. Una decisione  su cui peseranno i tempi per la prescrizione che incombe, come un  macigno, dietro l’angolo..


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