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Mafia al nord, meno padrini e più area grigia

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Chi dice che la mafia al Nord è in difficoltà  o sta per rendere le armi non conosce quello che sta succedendo nel le regioni settentrionali del bel Paese.  Ad ascoltare la requisitoria che ha fatto nei giorni scorsi il procuratore generale di Brescia, Pier Luigi Dell’Osso, di fronte al’ultima inchiesta della sua procura si deve dire che la mafia sta bene, prospera e  si fa strada nelle pianure lombarde è un miscuglio di evasione fiscale, fatture false, lavoro nero, riciclaggio, usura, minacce, violenze e porto abusivo di armi.

Per nessuno dei quindici arrestati nell’ultima inchiesta bresciana, la Guardia di Finanza locale, che ha condotto le indagini, ha ritenuto di avere elementi sufficienti per proporre l’accusa di aggravante mafiosa(articolo 416 bis) e neppure l’aggravante mafiosa da appiccicare  agli altri reati. Ma, di fronte alle parole del rappresentante dell’accusa, il giudice per le indagini preliminari Enrico Ceravone, nell’ordine di custodia cautelare, parla di un “network criminale”,  capeggiato da un ex funzionario dell’Agenzia delle Entrate e da un imprenditore calabre se pluripregiudicato anche per reati di droga, che presenta, seppure allo stato nascente, i tratti tipici  del nucleo di criminalità organizzata operativa con modalità di stampo mafioso”. E, nella provincia di Monza in Brianza, l’inchiesta a Seregno sulla “banca della ‘ndrangheta” in un tugurio dove però circolava danaro variamente sporco per milioni di euro.

Dipendenti di sei uffici postali tra le province di Monza Brianza e di Milano sono stati accusati di aver chiuso gli occhi e di aver agevolato versamenti di conti alquanto sospetti (non sempre la ripulitura del denaro sporco passa per sofisticate tecniche di riciclaggio internazionale, anzi). Anche nell’inchiesta di Brescia è indagata la direttrice di uno dei più importanti uffici postali della città insieme a un funzionario di Veneto Banca. La complicità agli sportelli degli Istituti di credito sono ormai un classico delle inchieste di “nuova mafia”. Del resto, basta guardare che cosa succede in Parlamento negli ultimi mesi dalla riforma molto tormentata sulla riforma del voto di scambio  alla vera e propria telenovela sul nuovo reato di autoriclaggio. Uno degli indagati racconta al telefono come accoglie i nuovi clienti :”Gli dico sapete che i contributi non vengono pagati? Li pago in un’altra maniera… li compenso.” Però, un anno dopo o due, vengono a trovarti per gli accertamenti e arrivano perché oggi, a non a pagare, le cose ti arrivano..”  Ma la nuova mafia non è fatta solo di carte false.  Con altrettanta competenza, due degli arrestati discutono sulla pistola Beretta e affermano che una armi così sofisticate non servono, tanto tieni presente che “una persona con 5 colpi, se vuoi, la secchi”.   


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